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Ci si comincia a chiedere se sussiste il rischio di avvelenamento per chi si alimenta di prodotti delle zone dove gli animali sono stati intossicati

La strage di fenicotteri, per avvelenamento dal piombo, continua e la gente incomincia a chiedersi se questi “benedetti pallini” sparati dai cacciatori non finiscano anche nella catena alimentare umana, magari di coloro che si alimentano di prodotti animali diversi della selvaggina, come i pesci presenti nelle zone umide ove si pratica la caccia.
Altri si chiedono se il luogo della morte degli animali sia necessariamente lo stesso del loro avvelenamento e quindi se le responsabilità di consentire una caccia con pallini velenosi siano solo venete.
Altri tre animali mort
i sono stati scoperti nella Valle Pozzatini, in provincia di Rovigo, dopo i venti esemplari trovati senza vita lo scorso sabato nella stessa valle. 
Assieme ai tre esemplari morti sono stati recuperati anche due fenicotteri rosa vivi, ma purtroppo uno è morto durante il trasporto, mentre l’unico esemplare sopravvissuto si trova ora in terapia intensiva presso il Centro di Recupero Animali Selvatici di Polesella (Ro).
Dai primi accertamenti effettuati dal personale veterinario sulle carcasse dei fenicotteri, si sospetta che anche la morte di questi tre esemplari sia stata causata dall’assorbimento, attraverso l’apparato digerente, di pallini di piombo che hanno provocato occlusione intestinale. È stata fatta una denuncia contro ignoti presso la procura di Rovigo per avvelenamento di animali. 
Sono stati effettuati trenta carotaggi in cinque siti diversi con prelievo di fanghi e acqua.
Continueranno la prossima settimana prelievi di fango e campioni di acqua su numerose zone che serviranno a completare in maniera dettagliata la raccolta dei campioni che saranno analizzati presso l’Arpav di Rovigo.

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