La ricerca genetica applicata al mondo vegetale fa ogni giorno nuove scoperte che confermano come il “verde” sia parte integrante anche dell’uomo: una proiezione esterna del nostro organismo che interagisce con piante e fiori.
Dovrebbe essere interesse di tutti fare in modo che il mondo che ci circonda conservi tutta la varietà primordiale onde evitare che tra un po’ i ricercatori scoprano delle “perdite” che influenzano anche la nostra salute.
Purtroppo “gran parte dell’agricoltura europea moderna è caratterizzata dall’omogeneizzazione, con coltivazioni su larga scala di poche varietá di colture commerciali” ha spiegato Pablo Eyzaguirre, Senior Scientist presso Bioversity International.
“Vi è comunque una differente tipologia di agricoltura che sta prendendo piede nei giardini mantenuti dalla gente e che permette alla diversitá delle colture di evolversi e di prosperare”, ha spiegato.
In effetti, é grazie agli sforzi dei milioni di piccoli agricoltori e semplici appassionati dal pollice verde, che oggi in Europa, molte varietá tradizionali (spesso considerate rare) di colture come i fagiolini, il sedano, il cavolo, la lattuga e i pomodori, continuano ad esistere.
Queste varietà sono coltivate per diversi motivi. Prevalentemente perché si adattano bene alle condizioni di crescita locale, ma in tanti casi anche per il loro sapore caratteristico, o perché ingredienti importanti per la preparazione di piatti tipici.
In altri casi ancora, i motivi potrebbero essere del tutto personali, ma ora c’è anche da tenere in considerazione il benessere collettivo. Una frase storica potrebbe ben adattarsi ad illustrare la situazione: “quando scompare una specie vegetale non chiederti di chi era, viveva anche per te”.
“Anche se di vitale importanza per il futuro dell’agricoltura, la conservazione della diversitá delle colture nelle banche di germoplasma, è un metodo assolutamente statico. “Quando si conservano le colture nelle banche di semi, si congelano completamente i processi di evoluzione della diversitá”.
Gli orti domestici creano la possibilitá di conservare la diversitá ed allo stesso tempo promuovono quei processi di evoluzione che consentono di mettere a frutto la stessa diversità scritta nel codice genetico della pianta e produrre, nel tempo, nuove varianti magari più resistenti alle malattie, alla siccità o altro.
Tutto questo fa degli orti domestici uno strumento di grande valore per il futuro, complementare alla conservazione dei semi operata dalle camere fredde delle banche dei semi”.
Sfortunatamente, ad espletare questo compito di “custode” della diversitá, sono rimasti solo gli anziani.
Le generazioni piú giovani non sono per niente a conoscenza della grande diversitá di colture esistenti sul territorio, della perdita continua che queste subiscono e sorge dunque spontanea la domanda di cosa accadrá di qui a una ventina d’anni del ricco patrimonio di biodiversitá agraria fino ad oggi mantenuto negli orti domestici.