La grande distribuzione, supermercati ed ipermercati, non godono di buona stampa in Europa: l’Europarlamento ha chiesto di contenere il loro strapotere nel mercato derivante da una eccessiva concentrazione in atto.
In verità il problema sembra coinvolgere più i fornitori e la piccola distribuzione, salvo che non si dimostri che i prezzi bassi praticati alla fornitura non vengano trasferiti in egual misura sui prezzi al consumo.
Le piccole aziende, i fornitori e le imprese agricole sono minacciati dalla concentrazione dei supermercati che, sempre di più, impongono prezzi insostenibilmente bassi ai loro fornitori.
I consumatori, inoltre, rischiano una perdita di diversità dei prodotti, del patrimonio culturale e dei punti vendita al dettaglio.
Occorre che l’autorità antitrust dell’Unione europea valuti gli abusi di posizione dominante nel settore della grande distribuzione e che si armonizzino le norme Ue per contrastarli.
Lo afferma una dichiarazione, sottoscritta da 439 parlamentari europei su 785, nella quale il Parlamento Europeo chiede alla Commissione di avviare uno studio “sugli effetti che la concentrazione del settore dei supermercati nell’Ue sta avendo sulle piccole aziende, i fornitori, i lavoratori e i consumatori.
Anche la Federalimentare italiana riconosce come effettivo il fenomeno delle concentrazioni, anche se i dati da essa stessa resi noti sembrano testimoniare che in Italia esso sia molto minore che negli altri paesi europei.
L’associazione – informa un comunicato stampa – “dà atto della sensibilità espressa dai rappresentanti dei cittadini europei e riconosce l’effettività del fenomeno concentrativo in atto anche nel nostro Paese”. In Italia infatti – sottolinea la Federalimentare – la quota di mercato complessiva della grande distribuzione organizzata (gdo) è passata, in dieci anni, dal 36 al 52%, mentre quella dei negozi tradizionali è scesa dal 53 al 35,6% (un lieve aumento si è registrato anche per altri tipi di canali di vendita, come il porta a porta e gli ambulanti).
Questa tendenza – precisa la nota – è particolarmente evidente nel caso dei generi alimentari: la quota di mercato della gdo è passata dal 50% al 69%, mentre quella dei negozi tradizionali è scesa dal 41% al 21%. Inoltre oramai – spiega la Federalimentare – sono solo 5 le centrali di acquisto dei prodotti alimentari forniti da 6.500 imprese.
Si è verificato – sottolinea il comunicato – lo stesso fenomeno in Europa laddove la quota di mercato alimentare dei 5 principali operatori della gdo ha raggiunto, tra il 1993 e il 2002, più del 69%.
In particolare – conclude la Federalimentare – nell’ambito dei super e ipermercati, i primi cinque distributori hanno una quota di mercato pari al 90% in Francia, al 76% in Germania, al 70% nel Regno Unito, al 57% in Spagna e al 55% in Italia.