Dopo Match Point e Scoop ecco Sogni e delitti, terzo capitolo della trilogia londinese di Woody Allen, qui solo regista. In sella ad una tradizione letteraria che va da Sofocle a Dostoevskij, il 72enne regista termina così il trattato morale sul tema sempreverde del delitto & castigo. Abbandonata la collaudata formula black-comedy utilizzata per Scoop, con Sogni e delitti Allen torna al genere thriller-drama usato per il capolavoro neo-decadentista Match Point.
Differente è però il contesto sociale in cui matura questa parabola nera; via dagli ambienti raffinati quanto ipocriti dell’alta borghesia, vira verso quelle fasce popolari che, in tempi di crisi globale, fanno fatica a sopravvivere con il proprio lavoro, specie in una società che ti invita ogni istante a fare qualsiasi cosa per realizzare i tuoi sogni. Anche commettere reati, se puoi farla franca.
Ed è proprio ciò che succede ai due protagonisti, i fratelli squattrinati Terry (Colin Farrell) e Ian (Ewan McGregor): l’uno meccanico con il vizio del gioco e dell’alcol, l’altro aiutante nel ristorante del padre in bolletta, con una voglia matta di sfondare e godersi la “dolce vita”, che, per ora, si riduce a qualche giro fuoriporta con le sue conquiste femminili sfoggiando fuoriserie che il fratello meccanico gli presta all’insaputa dei veri proprietari.
L’innamoramento di Ian per un’attrice di grandi pretese che lo costringe a spese folli ed una grossa perdita al gioco di Terry rompono l’opprimente normalità delle loro vite, che rischiano di trasformarsi in incubo. Se non fosse che, con provvidenziale tempismo, si fa vivo il classico zio ricco d’America. Per i due è l’occasione giusta per chiedere una mano al buon vecchio zio, che tanto buono si scopre non essere. È infatti lui a implorare un aiuto ben più impegnativo: un omicidio in cambio di un lauto compenso in denaro.
Il binomio delitto-castigo prenderà così le forme di una lenta discesa dei due fratelli in una spirale autodistruttiva che per Ian si manifesterà con la totale perdita di qualsiasi codice morale se non quello dettato dalla sua ambizione, mentre per Terry quella di un senso di colpa lacerante e divoratore. La tragica vicenda raccontata da Allen trova il suo perno simbolico in una barca che i due fratelli comprano all’inizio del film. Il suo nome è Cassandra, come la mitologica eroina condannata ad essere per sempre inascoltata profeta di sventure.
Malgrado le ottime prove dei protagonisti (su tutti un Colin Farrell scavato e ipersensibile per il senso di colpa) ed una rappresentazione simbolica degli eventi interessante; Woody Allen non riesce a bissare il capolavoro Match Point. Sogni e delitti viaggia sull’unico binario del tema principale, manca una contestualizzazione realmente originale e la sceneggiatura, salvo qualche battuta fulminante in tipico stile Allen, non è di grandissimo livello. Resta comunque un film al di sopra della media adatto ad ogni tipo di pubblico.
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Ossessione, di L. Visconti
Crimini e misfatti; di W. Allen