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La presenza di siti archeologici e di antichi insediamenti rurali nel territorio pedomontano massetano segnano dei veri e propri itinerari della memoria
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In epoca Romana il territorio “Martano” era attraversato dal diverticolo antico della via Flaminia che, attraverso la città di “Carsulae”, il ponte Romano nei pressi d’Acquasparta (dove nell’Alto Medioevo fu costruita la chiesa di S. Giovanni De Butris), il Ponte Fonnaia in territorio della frazione Villa San Faustino di Massa Martana (nei pressi dell’unica catacomba d’epoca romana scoperta in Umbria), la stazione di posta romana “Statio ad Martis” con i resti della quale fu costruita la Chiesa di Santa Maria in Pantano ed il mitico “Vicus Martis”, costituiva il raccordo di collegamento con Todi, Foligno, Spoleto e Terni.

Il grande valore del patrimonio ambientale ed artistico è testimoniato da innumerevoli opere d’arte ed opere d’ingegneria civile che la fiancheggiano e, presumibilmente, questa fu il percorso seguito dai testimoni della “buona novella”, portata a Roma dall’Apostolo e diffusa in Umbria lungo un fitto intreccio di percorsi germogliati e ramificatisi dall’antica via Flaminia, realizzati da cittadini che hanno testimoniato la loro fede anche con lo sviluppo della loro socialità umana, dell’arte, della cultura e dell’economia: si tratta perciò di veri e propri itinerari della memoria e di radici profonde, da rivitalizzare.

La presenza di siti archeologici e di antichi insediamenti rurali sulla zona pedemontana dei Monti Martani e lungo strade di collegamento con la zone abitate dalle antiche genti umbre dimostra l’importanza dell’area nell’epoca romana ed alto-medioevale con presenze storiche, valorizzate da infrastrutture urbanistiche e da insediamenti civili e produttivi, siti che devono costituire non solo luoghi morti della memoria ma anche risorse vitali di un’area che può diventare il fulcro di un nuovo sviluppo economico e civile.

In un interessantissimo convegno organizzato nel 2008 dal Rotary Club Todi un manager, il Dottor Massimo Folador, ha suggerito come modello di organizzazione socioeconomica perfetta, sia privata che pubblica, la regola monastica di San Benedetto da Norcia, “una saggezza antica al servizio dell’impresa moderna”, elaborata nel silenzio del cenobio in un epoca storica in cui in Italia una società invecchiata spiritualmente, condizionata da caste raggelate, corporazioni inattive e plebi parassite decadeva perché rimaneva attaccata “ai cadaveri della Roma imperiale”, sindrome che si sta ripetendo nel nostro piccolo mondo egoista e consumista, in cui i nostalgici di un regime agonizzante non hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e si rassegnano in cambio di effimeri privilegi ad essere sommersi da alti cumuli d’immondizia in putrefazione.

Prima di fondare il monastero di Montecassino, San Benedetto si è preparato nel silenzio ascetico della grotta di Subiaco ed ha attinto alla sorgente infinita di un Verbo che non si chiude in se stesso ma si apre con la generosità dell’amore al dialogo creativo con chi cerca la soluzione dei suoi problemi spirituali, riuscendo a comprendere che una persona non deve attendere alla propria salvezza da solo curando solo l’anima propria ma deve donarla agli altri, organizzando intelligentemente la collaborazione di coloro che accetteranno di condividere il suo progetto di vita, in ubbidienza, silenzio ed umiltà.

I tre valori essenziali della Regola Benedettina sono infatti l’obbedienza, come predisposizione dell’animo che ci dà la capacità di ascoltare, il silenzio, che ci consente di comprendere e trovare l’espressione adatta a trasmettere ad altri le nostre emozioni, l’umiltà, che ci aiuta a cercare le radici del nostro mondo in un terreno profondo, fertilizzato da un operosità sostenuta dalla preghiera: in questo contesto l’”ora et labora” dei monaci Benedettini si apre verso la società civile e si traduce anche in un organizzazione efficace e dinamica di forme sociali attive e solidali, pienamente consapevoli delle loro radici, dei loro valori e della validità universale dei diritti naturali da tradurre in regole istituzionali civili, in una laicità che supera ogni integralismo: questa, infatti, deve essere la password d’accesso al sistema d’elaborazione di un modello organizzativo delle varie forme di socialità umana, famigliare, economica e politica con una dimensione universale.

E’ questa l’essenza di tale regola, antica nel tempo ma attuale nella sostanza. La comunità insediata nel comprensorio di Massa Martana Sud, comprendente gli insediamenti di Montignano, del Torrente Naia, di Ponte Fonnaia, della Stazione della Ferrovia Centrale Umbra e di Villa San Faustino con centro di riferimento spirituale nell’antica Abbazia monastica, costruita su un antico insediamento romano del Diverticolo Antico della Via Flaminia, può adottarla come il primo dei suoi riferimenti istituzionali, un modello organizzativo che attinge ad una storia millenaria ma la proietta verso un futuro universale per riprendere il cammino di sviluppo in un mondo che sta smarrendo le sue vere radici.

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