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Gli animali da allevamento stanno diventando i più grandi concorrenti dell'uomo nella guerra per il cibo e per l'acqua: un chilo di carne "costa" fino a trenta chili di vegetali

L’alimentazione vegetariana è stato patrimonio fino ad ora di un ristretto numero di persone, ma potrebbe divenire la scelta obbligata per tutti, salvi i soliti “ricchi contrabbandieri” che nell’occasione non mancheranno.
Le prospettive attuali delle produzioni alimentari e vegetali nel mondo (riso, cereali, mais) non sembrerebbero poter sostenere un massiccio uso da parte di chi è abituato a mangiare carne.
Ma c’è un punto che molti ignorano e sottovalutano. Il fatto è che gli animali d’allevamento sono “fabbriche di proteine alla rovescia”.
Infatti, gli animali consumano molte più calorie, ricavate dai vegetali, di quante ne producano sottoforma di carne, latte e uova: come “macchine” che convertono proteine vegetali in proteine animali, sono del tutto inefficienti.
Il rapporto di conversione da mangimi vegetali dati agli animali a “cibo animale” per gli umani varia da 1:30 a 1:4, a seconda della specie animale, vale a dire: per produrre 1 kg di carne servono da 4 a 30 kg di vegetali coltivati appositamente.
Quindi ridurre gli animali da allevamento potrebbe aiutare grandemente a contenere la scarsità degli alimenti base vegetali.

Tra l’altro il consumo di carne e altri alimenti animali, è quello a maggior dispendio d’acqua, perché per produrli viene spesa moltissima acqua rispetto alla produzione di cibi vegetali. E la carenza di acqua potrebbe essere un’altra emergenza che inciderà sulla disponibilità di cibo.
In organizzazioni come l’OMS, la FAO e la Banca Mondiale, aumenta sempre di più la preoccupazione per l’impatto dell’allevamento industriale sull’utilizzo delle terre coltivabili e conseguentemente sulla possibilità o meno di nutrire il mondo in modo efficiente.
Esse affermano che “l’aumento del consumo di prodotti animali in paesi come il Brasile e la Cina (anche se tali consumi sono ancora ben al di sotto dei livelli del Nord America e della maggior parte degli altri paesi industrializzati) ha anche considerevoli ripercussioni ambientali. Il numero di persone nutrite in un anno per ettaro varia da 22 per le patate, a 19 per il riso fino a solo 1 e 2 persone rispettivamente per il manzo e l’agnello.”

D’altro canto, è noto che l’attuale consumo di alimenti animali è di molto superiore al massimo consigliato dall’Istituto Mondiale per gli studi sul Cancro (World Cancer Institute), che consiglia, nelle sue linee guida per la prevenzione del cancro, di non consumare più di 80 grammi al giorno di carne rossa, il che significa 30 kg l’anno come massima quantità di carne rossa ammessa.
In Italia, ogni anno si consumano mediamente 62 kg di carne rossa pro-capite, più 30 kg di altra carne, quindi più del doppio rispetto al massimo consigliato.

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