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L'esperienza di Venezia è stata rilanciata anche nella nostra regione: meno spese per bere e meno spese per raccogliere le bottiglie di plastica

Stanno tornando di moda, fuori dall’Umbria che come sempre è in ritardo, le vendite di merce sfusa: latte, detersivi, saponi ed ora anche l’acqua.
In verità ognuno di noi ha nelle proprie case il prodotto “acqua alla spina”, ma stranamente la birra al ristorante la chiediamo appena spillata e non facciamo così per l’acqua.
Passi pure per l’acqua frizzante che non sgorga dal rubinetto, ma per quella liscia comprarla in bottiglia è come scegliere di bere da uno stagno di acqua ferma invece che da un fresco zampillo che esce da una roccia d’alta montagna.
E poi il costo dello smaltimento di una bottiglia di plastica è enorme: l’acqua in bottiglia la paghiamo due volte, prima al supermercato e poi come tassa di nettezza urbana.
Ci sono città che hanno istallato fontane pubbliche di acqua gassata, calcolando che il loro costo sia ammortizzato dal minor numero di involucri di plastica che vanno a finire nel bidone dei rifiuti da trattare.

In Umbria non siamo ancora così avanti, ma c’è chi pensa di riattivare una bella rete di fontanelle pubbliche come c’erano una volta
.
L’idea è del capogruppo dei Verdi e Civici, Oliviero Dottorini, che ha rilanciato quanto sta accadendo a Venezia, dove il Comune ha previsto la distribuzione di un kit (una bottiglietta riutilizzabile e una mappa della città che indica le fontanelle disseminate nei vari quartieri) ad uso dei turisti, per limitare l’uso dell’acqua minerale in bottiglia.
“Promuovere l’acqua dell’acquedotto pubblico – spiega Dottorini – fa bene, oltre che all’ambiente, anche alla salute e al portafoglio dei cittadini. E’ ormai dimostrato, infatti, – conclude – che l’acqua dell’acquedotto è super controllata e garantisce un consumo sicuro. Inoltre, conti alla mano, emerge che l’acqua del rubinetto costa mediamente meno di un centesimo al litro contro i circa 26 di un prodotto industriale”.

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