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La presidente dell'UNCEM Agnese Benedetti attacca il Consiglio regionale e lo invita a tagliare in casa propria: le risposte del Pd e del Pdl

A poche ore dall’approvazione della nuova legge sulle Comunità Montane dell’Umbria la polemica si fa incandescente.
La Presidente umbra dell’Uncem (l’associazione delle Comunità Montane), Agnese Benedetti, ritiene la legge “un provvedimento di facciata che non coglie obiettivi di efficienza” ma è evidente che quello che più si contesta è l’aspetto economico.
Infatti la presidente si scaglia contro lo stesso Consiglio regionale chiedendogli di tagliare i propri “costi della politica” così come fatto per le Comunità Montane, “mettendo ripetutamente mano, per l’ennesima volta, ad una legge approvata nemmeno un anno fa, che aveva ridotto numero, organi e indennità delle Comunità montane”. “Il Consiglio regionale – prosegue la Benedetti – interviene di nuovo senza il coinvolgimento degli enti interessati e senza che venga colto il vero obiettivo di efficienza e di risposta ai problemi dei cittadini, soprattutto di quelli che in montagna ci vivono”.

Per la Benedetti, che sembra guardare alla realtà della Valnerina,
“la Regione dice di adeguarsi alla Finanziaria dello Stato, ma lo fa solo in minima parte e occupandosi più dell’apparenza che della sostanza. I tanto osannati risparmi conseguenti a questa ulteriore correzione delle indennità degli organi andranno, a conti fatti, a realizzare un misero bottino di poche migliaia di euro, colpendo invece in modo pesante il rispetto della democrazia e ritorcendosi, paradossalmente, proprio sull’unica area montana della regione che, per le sue caratteristiche, ha un territorio esteso e densità bassa di popolazione”.

Per la residente Uncem, sul tema dei costi della politica, si dovrebbe: riportare il numero dei consiglieri regionali da trentasei a trenta; ridurre gli ingenti fondi riservati all’attività dei gruppi politici, che si aggiungono alle singole indennità consiliari.
Altro motivo di scontento è il fatto che la nuova leggina varata riduce di fatto le posizioni retribuite aggiuntive a quelle di sindaci ed assessori: ”un pesante schiaffo al ruolo dei consiglieri comunali, tirandoli fuori dalle Giunte e dall’eleggibilità a presidenti delle Comunità montane, preferendo ad essi, eletti dal popolo con tanto di preferenza, addirittura gli assessori esterni.”

Per Gianluca Rossi, invece, capogruppo del Partito democratico in Consiglio regionale: “il risparmio per la Regione sarà di oltre 700 mila euro l’anno, con la sola spesa per le indennità degli amministratori delle Comunità passerà dal milione di euro attuale a meno di 300 mila euro l’anno”.

La capogruppo di Fi-Pdl in Consiglio regionale, Fiammetta Modena ha evidenziato che “sono dodici mesi che si parla di riforma e di risparmi. Prima con la legge Ati, poi con la legge finanziaria per i commissari, quindi con la Finanziaria nazionale. Il risultato è il solito: le Comunità montane sono sempre nove.
Nè una di più, nè una di meno.”

Al di là della critica ai ritardi regionali, non sembra che la Presidente Uncem abbia trovato una sponda nella minoranza consiliare.

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