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L'alto prelato, che è originario di Todi, ha ottenuto l'importante incarico ecclesiastico per l'impegno profuso sul tema in questi anni e per la sintonia con il Santo Padre Benedetto XVI
antonelli

Il cardinale Ennio Antonelli, 72 anni, originario di Todi, dal 2001 arcivescovo di Firenze, è stato nominato presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
L’annuncio è stato dato stamani a mezzogiorno attraverso una nota della Sala stampa della Santa Sede. A Firenze la notizia è stata diffusa insieme alla lettera della Congregazione per i vescovi con cui Antonelli viene nominato amministratore apostolico della diocesi, incarico che manterrà sembra fino a settembre, mentre è già stato fissato il suo saluto ufficiale per il 24 giugno in occasione della festa di San Giovanni patrono della città di Firenze.
Ordinato presbitero nell’aprile 1960, Antonelli è stato eletto vescovo nel 1982. Promosso alla sede arcivescovile di Perugia-Città della Pieve nel 1988, è diventato segretario generale della Conferenza episcopale italiana nel maggio 1995, incarico che ha ricoperto fino al 2001.
Don Ennio, così piace ancora chiamarlo ai tuderti, molti dei quali lo ricordano anche come docente presso il liceo classico “Jacopone”, ha avuto sempre un’attenzione particolare per la famiglia, considerata la cellula base della chiesa e della società, tanto che la sua nomina non sembra essere giunta a sorpresa nell’ambiente ecclesiastico.
“Sono grato al Papa per la fiducia accordatami – ha dichiarato Antonelli – ho sempre notato una forte sintonia con il Santo Padre ogni volta che l’ho incontrato. E questa vicinanza in tutto mi fa stare tranquillo nel mio nuovo incarico, anche se avverto una grande responsabilità perché sono pienamente consapevole dell’importanza dell’organismo che andrò a presiedere”.

Di seguito ospitiamo una scheda sulla “missione” del Pontificio Consiglio per la Famiglia e le prime dichiarazioni rilasciate dal cardinale Antonelli a Radio Vaticana.

IL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA
Il Pontificio Consiglio per la Famiglia è stato istituto da Giovanni Paolo II nel 1981, sostituendo il Comitato per la Famiglia che era stato creato da Paolo VI nel 1973.
Il Consiglio è responsabile per la promozione del ministero pastorale e l’apostolato della famiglia, in applicazione degli insegnamenti e degli orientamenti del Magistero ecclesiastico, in modo che le famiglie cristiane siano aiutate a compiere la missione educativa ed apostolica a cui sono chiamate.
Al Dicastero spetta il compito di promuovere e coordinare gli sforzi pastorali in ordine alla procreazione responsabile e di incoraggiare, sostenere e coordinare le iniziative in difesa della vita umana in tutto l’arco della sua esistenza, dal concepimento alla morte naturale.
Relativamente alla pastorale familiare e alla difesa della vita umana, i seguenti temi rientrano nella sfera di competenza del Consiglio: la teologia e la catechesi della famiglia; la spiritualità coniugale e familiare; i diritti della famiglia e del bambino; la formazione dei laici impegnati nella pastorale familiare; i corsi di preparazione al matrimonio.
Il Dicastero si occupa inoltre di altre questioni quali l’educazione sessuale, la demografia, la contraccezione e l’aborto, la sterilizzazione, le questioni etiche e pastorali riguardanti l’AIDS e altri problemi di bioetica; la legislazione relativa al matrimonio e alla famiglia, alle politiche familiari e alla tutela della vita umana.
Il Comitato di Presidenza del Dicastero è composto da 15 Cardinali e 12 Arcivescovi e Vescovi; 19 coppie di coniugi, provenienti da tutto il mondo, sono Membri del Dicastero, il quale si avvale anche della collaborazione di 43 Consultori e 10 Officiali.
A partire dal 1994, Anno della Famiglia, il Dicastero è responsabile per l’organizzazione degli Incontri Mondiali delle Famiglie svoltisi finora a: Roma 1994; Rio de Janeiro 1997; Roma 2000 nel contesto del Giubileo delle Famiglie; Manila 2003. Il V Incontro Mondiale delle Famiglie si terrà a Valencia (Spagna) nel 2006.

LE DICHIARAZIONI DI ANTONELLI A RADIO VATICANA
Queste le prime dichiarazioni del cardinale Antonelli rilasciate a Sergio Centofanti di Radio Vaticana.
Come ha accolto il nuovo incarico? “Innanzitutto, con un atteggiamento di gratitudine verso il Santo Padre per la fiducia che mi ha accordato; poi, con senso di grande responsabilità per l’importanza decisiva che la famiglia ha per la Chiesa e per la società civile. La famiglia, oggi, è una realtà altamente apprezzata come ideale, anche dai giovani, in Europa, vedevo in recenti indagini. Ma anche, però – tutti ce ne rendiamo conto – è gravemente minacciata e in crisi. Quindi, indubbiamente, mi fa sentire una grande responsabilità, e mi affido alla benevolenza del Santo Padre ma soprattutto alla grazia del Signore per poter svolgere bene questo servizio alla famiglia e alla Chiesa”.
La famiglia appare talora sotto attacco. Quali le sfide principali? “Direi l’unità, la stabilità del matrimonio e anche la stessa fecondità della coppia. Noi sappiamo come il calo demografico in alcuni Paesi, soprattutto in Europa, metta a rischio il futuro, l’avvenire stesso dei nostri popoli, a cominciare anche dal popolo italiano”.
Perché si fa così difficoltà, in concreto, a riconoscere l’importanza della famiglia? “Perché l’amore vero, l’amore inteso come dono di sé, come accoglienza dell’altro nella propria vita, l’amore inteso quindi come unità profonda, richiede anche una vittoria su se stessi, una vittoria sulle proprie inclinazioni spontanee. Bisogna imparare a dominare le proprie inclinazioni e la ricerca dell’interesse, dell’utile, del piacere immediato. E questo è difficile. Già, quindi, c’è una debolezza interiore, una fragilità nelle persone e poi, nella società, nell’ambiente c’è una cultura non favorevole alla famiglia e ci sono anche degli interessi che remano contro la famiglia. La stessa organizzazione di molti aspetti della società non favorisce certo la famiglia. C’è però anche una presa di coscienza dell’importanza della famiglia: è molto forte in molti ambiti culturali anche non direttamente cattolici. Mi pare che convivono, queste due realtà, queste due impostazioni: da una parte si riconosce che se la famiglia va in crisi rischia grosso anche la società, la compattezza, la solidità della società, anche i grandi valori umani, e dall’altra però ci sono anche degli interessi, delle forme culturali e anche dinamiche economiche e sociali che non sono favorevoli alla famiglia”.
La Chiesa dice tanti “sì” sulla famiglia, sulla vita ma a volte sono interpretati come “no”, come divieti: perché? “Sì: ecco, qui direi che bisogna insistere molto anche nel linguaggio e presentare la proposta evangelica positiva sulla famiglia, i grandi valori, la bellezza della famiglia cristiana e anche autenticamente umana. Bisogna far risaltare soprattutto il positivo. Poi, è chiaro che questo positivo richiede delle scelte e le scelte comportano anche dei “no”. Ma dietro, prima e più dei “no”, conta il “sì”, il grande “sì” alla vita, il grande “sì” alla dignità della persona, il grande “sì” alla comunione tra le persone che trova nella famiglia una sua attuazione basilare e, direi, emblematica”.
Lei succede al cardinale Trujillo. Un ricordo del porporato colombiano…  “Ho conosciuto il cardinale Trujillo anche da vicino: ho visto in lui una grande passione per la famiglia e ho visto in lui anche un grande impegno concreto, attivo a favore della famiglia. E il coraggio, anche: il coraggio di non temere l’impopolarità con certe prese di posizione”.

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