Condividi su facebook
Condividi su twitter
Ad un anno e mezzo dall'insediamento, il marscianese Walter Orlandi, che passava per "forte e decisionista" ma con un ottimo rapporto con le organizzazioni sindacali, viene accusato di essersi "smarrito"

Dopo una “luna di miele” durata vari anni, la CGIL lancia, con una lettera aperta, pesanti critiche al Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, il medico marscianese Walter Orlandi, che viene accusato per la mancanza di fattive e tempestive relazioni sindacali.
Ad un anno e mezzo dall’insediamento dell’attuale direzione non solo non sarebbero “state ancora discusse le disfunzioni e le criticità, che nel frattempo sono diventate drammatiche in alcune strutture assistenziali”, ma “mancherebbe una complessiva analisi dei rischi sul futuro della chirurgia ospedaliera a cui comunque non si è ancora provveduto a riassegnare funzioni e strumentazione per l’attività di endoscopia digestiva, pur sussistendo in Azienda professionisti specializzati in materia”.

In concreto, per rendere comprensibile l’accusa anche ai non addetti ai lavori, la Cgil punta il dito in primo luogo contro l’attività operatoria.
Quattro sole sarebbero mediamente le sale operatorie in funzione, sulle nove completamente attrezzate, nell’ospedale di Perugia, dove il nuovo blocco operatorio è dotato complessivamente di 11 sale operatorie.
Nel comunicato – della Cgil Medici e di Fp-Cgil Perugia – si denuncia fra l’altro che “le attività chirurgiche, nel loro complesso, sono state ridotte con il conseguente allungamento delle liste d’attesa, comprese quelle per gravi patologie neoplastiche” e “migliore sorte non assiste i pazienti che nei reparti medici continuano, in gran numero, ad essere ricoverati in barella nei corridoi”.
Sotto accusa anche il non “ancora ultimato trasferimento di tutti i reparti dall’ospedale di Monteluce, che ormai versa in assoluto degrado e presenta gravi problemi di sicurezza”.
“I dipartimenti – già nati al di fuori di logiche rispondenti al governo clinico e ai percorsi assistenziali – non sono andati, per lo più – sostiene il sindacato – oltre la fase celebrativa e formale delle nomine dei direttori”.

Tale ultima constatazione, se vera, farebbe pensare che i vari primari ospedalieri ed universitari seguitano, ognuno a proprio modo, a condurre una diversa politica sanitaria, infischiandosene dei tentativi della direzione aziendale, che passava per forte e decisionista, di ricondurre ad unità un universo che già all’epoca dello “scandalo” degli assenteisti veniva denunciato come troppo frastagliato e diversificato.
Sull’argomento la CGIL è ancora più esplicita quando afferma che “nell’ambito dei rapporti con la Facoltà di Medicina si continua ad assistere alla “cessione” di apicalità ospedaliere (ad esempio: Neurochirurgia, Radioterapia, Anatomia Patologica, Pediatria) all’Università, mentre i concorsi per le direzioni ospedaliere non vengono banditi“.
Ma è forse è proprio questa “debolezza” di Orlandi verso i poteri forti interni che gli impedisce di affrontare i problemi coi sindacati i quali, ovviamente, vogliono trattare solo con chi poi sarà in grado di dare seguito alle eventuali intese raggiunte.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter