La “querelle” innescata dall’ex assessore marscianese Giansandro Alunni Roveri sulla gestione dei servizi sociali all’interno dell’ambito territoriale, con relativa rivendicazione del ruolo di Comune capofila per Marsciano al posto di Todi, ha indotto l’assessore tuderte Nazzareno Menghini a diffondere una ulteriore nota di chiarimento tecnico, che segue la reazione politica a caldo del sindaco Ruggiano.
“L’attuale Amministrazione di Todi – informa un comunicato – ha impostato, fin dall’inizio del mandato, il proprio lavoro nel segno della trasparenza e della partecipazione anche per quello che riguarda il proprio ruolo di Capofila dell’Ambito Territoriale n. 4 (che vede uniti gli 8 Comuni della Media Valle del Tevere nella gestione integrata dei servizi sociali)”.
Sulla base di tale impostazione, ricorda Menghini, si è subito cercato un confronto con l’allora assessore Roveri, che si è concretizzato “con la costante convocazione della conferenza degli assessori, che ad oggi, si tiene con regolarità con una cadenza di due volte al mese”, evitando così di poter imputare a Todi, quale Comune capofila, la mancanza di collegialità delle decisioni assunte.
Viste le polemiche aperte dall’intervento dell’ex assessore di Rifondazione comunista, l’amministratore tuderte puntualizza che “per quanto riguarda la figura del Promotore Sociale, l’impossibilità del rinnovo del contratto allo stesso da parte del Comune di Todi, deriva dal decreto Brunetta e non dalla mancanza di volontà da parte dell’Amministrazione tuderte”, mentre in riferimento alla questione dei fondi degli anni 2003-2006 non spesi per le politiche sociali di Ambito, “questi – chiarisce l’assessore ai servizi sociali – sono emersi dopo che é stata disposta da parte nostra una ricognizione degli stessi da parte degli uffici competenti: se Alunni vuole delle spiegazioni in merito, credo che debba rivolgersi ad altri, visto che trattasi di somme accantonate quando noi non eravamo ancora alla guida della città”.
Anche Menghini, al pari di quanto aveva fatto il sindaco Ruggiano, ritiene che il polverone sia stato alzato “per tensioni politiche estranee alla realtà tuderte”, rigettando l’accusa di mancare di una cultura di partecipazione e di collaborazione dato che – spiega – “ne stiamo facendo, e tutti i fatti concreti tendono a confermarlo, lo stile del nostro mandato”.