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L'associazione respinge le accuse di catastrofismo e ricorda come la coltivazione dei campi assorba oggi in ambito regionale il 70-80% della disponibilità di acqua

Legambiente ribadisce che non sono stati fatti inutili catastrofismi descrivendo la situazione dei corsi d’acqua umbri. “Basta fare un giro lungo i nostri corsi d’acqua – ribadisce la presidente di Legambiente Umbria Alessandra Paciotto – per rendersi conto di quello che sta succedendo: situazione confermata anche da quanto riportato dai giornali in queste ultime ore, con il Lago Trasimeno a – 148 sullo 0 idrometrico”.
“Confagricoltura ci accusa di essere catastrofisti, di generare terrore e di essere imprecisi, nonché di mettere sul banco degli imputati proprio il settore agricolo – continua la presidente – ma Confagricoltura sa bene quanto Legambiente consideri un’agricoltura di qualità strategica per l’economia dell’Umbria e per la salvaguardia del territorio. Sappiamo bene che molto è stato fatto con sistemi di irrigazione localizzati ed ad alta efficacia per ridurre i consumi idrici e con l’inserimento di colture tipiche e meno idroesigenti. Ma ancora l’agricoltura umbra continua a consumare il 70-80% della disponibilità di acqua,  soprattutto per le coltivazioni di mais e tabacco, e non si può ogni estate arrivare a questo stato di cose, con i fiumi in secca, la sospensione totale degli attingimenti e lo stato di emergenza per l’agricoltura”.
“Confagricoltura farebbe bene – dichiara Francesco Ferrante, responsabile nazionale agricoltura di Legambiente – a non nascondere la testa sotto la sabbia ma a puntare sempre di più ad un’agricoltura di qualità, meno idroesigente, capace veramente di valorizzare il territorio e gli ecosistemi“.
“La nostra associazione – conclude Ferrante – è disponibile ad un confronto in questo senso, perché ormai a causa dei cambiamenti climatici, le scarse disponibilità idriche sul nostro territorio non più sufficienti a soddisfare i bisogni di tutte le attività umane, è fondamentale gestire le risorse pianificando e programmandone un più oculato uso”.

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