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Lavorò per Papi e Cardinali; sue opere sono sparse in Italia e all'estero; fu anche pittore e cesellatore tanto da guadagnarsi l'appellativo di "Cellini del Novecento"; suoi materiali sono conservati nei depositi dei musei comunali

Pochi a Todi sono a conoscenza che fra gli illustri concittadini del recente passato ci fu pure un artista di fama mondiale: è una gravosa colpa degli “addetti ai lavori”, di quei studiosi o storici dell’arte attenti solo ai consueti grandi poli artistici.
Non si comprende infatti come sia possibile mantenere nell’ombra uno scultore come Enrico Quattrini, uno dei più importanti nell’Umbria a cavallo fra 1800-1900, sicuramente quello che fra tutti ebbe maggior successo a livello internazionale.
Nato a Sobrano di Collevalenza il 24 dicembre 1864 da umili lavoratori, Quattrini appena adolescente entrò all’Istituto Crispolti ove non tardarono a manifestarsi le sue innate doti artistiche come quando, narra un aneddoto, volle ritrarre a carboncino le sembianze del fondatore e direttore dell’istituto don Luigi Crispolti; quest’ultimo, rifiutatosi di posare, dovette fortemente ricredersi quando nel giorno del suo onomastico il giovane Quattrini esibì il ritratto compiuto interamente a memoria.
Don Luigi rimase profondamente colpito dalla bellezza e dalla maestria del disegno tanto da segnalare il valore dell’allievo al Municipio tuderte, il quale, una volta accertato il talento artistico di Enrico, volle finanziarne gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia grazie a un contributo mensile di 25 lire.

Dopo tre anni di Accademia, Quattrini nel 1884 approda a Roma ove ha occasione di conoscere i grandi scultori del momento, confrontandosi con loro: sono gli anni di E. Ferrari, E. Ximenes, G. Monteverde, E. Gallori, anni in cui la scultura è necessariamente legata a pubbliche commissioni (visti gli alti costi di produzione) le quali inevitabilmente acquistano profonde e retoriche valenze celebrative.
Qui ha inizio una straordinaria carriera che farà di Quattrini artista apprezzato e conosciuto in più parti del mondo: preso sotto l’ala protettrice di papa Benedetto XV, riceve in dono da quest’ultimo lo studio del Canova nei giardini Vaticani, che dopo la scomparsa dell’eminente artista nessuno aveva avuto modo di praticare; lo stesso pontefice gli affida la realizzazione del monumento funebre al cardinal Rampolla (1929; definito dalla Gazzetta delle Arti “l’opera più eletta di scultura della prima metà del nostro secolo”) eretto nella basilica di S. Cecilia in Roma.

Come a sancire lo splendido rapporto intercorso fra i due, fu proprio Quattrini a modellare il monumento a Benedetto XV di Istanbul (1919), voluto dai turchi e da tutto il mondo orientale a gloria di quella grande personalità fermamente battutasi contro le stragi lì compiute durante la prima guerra mondiale.
L’appena eletto Pio XI, nel 1922, visita lo studio di Quattrini e da lui vuole modellato il suo primo busto celebrativo, che sarà il primo di una lunga serie fra i quali quelli per la nuova Pinacoteca Vaticana, per il seminario Lombardo e per il Laterano: su tutti la statua bronzea (1927) all’Ambrosiana di Milano, commissionata dal senatore Beltrami e da Mons. Gammatica.
Nel duomo di Arezzo Quattrini realizza la lunetta centrale della facciata (1901), per il santuario di Loreto la celebre Madonna col Bambino in legno di cedro del Libano, la statua di S. Maddalena Sofia Barat (1934) per una delle nicchie della basilica di S. Pietro, quella della Vergine di Montallegro per la cattedrale di Rapallo (“in quella figura sublime di Madonna quanta santità” dirà L. Adanti), la “Madonnina” per le porte del duomo di Milano, l’urna in argento massiccio (1936) che accoglie le spoglie di S. Francesco di Paola.
 
Fra le sue opere più importanti sono inoltre da segnalare i gruppi allegorici della Giustizia (1902) e della Legge (1906/11) per il palazzo di Giustizia a Roma; all’estero, oltre al già citato monumento a Benedetto XV e ad alcuni lavori in Cile ancora da scoprire, Quattrini esegue la statua del cardinale Van Rossum in Olanda e due gruppi scultorei per Manaos, capitale dell’Amazzonia: uno a ricordo dell’apertura al traffico del Rio delle Amazzoni, l’altro in onore del presidente Tenerero Aranha.
Nonostante i prestigiosi incarichi internazionali, lo scultore manterrà costanti i suoi contatti con l’Umbria: a Perugia realizza il monumento al Perugino (1923) oggi ai giardini Carducci e altre tracce lascia al cimitero monumentale di Monterone; nella sua Todi scolpisce la lapide in onore di Augusto Ciuffelli (1923), il monumento sepolcrale a Luigi Crispolti e i medaglioni ad Angelo e Letizia Cortesi (in realtà quest’ultima attribuzione è alquanto dubbia poiché tali medaglioni furono a mio avviso scolpiti da C. Castellani), senza contare l’alto numero di opere (perlopiù bozzetti, modelli e calchi) che il Comune di Todi riuscì a salvare dalla sconsiderata dispersione del materiale rinvenuto nel suo studio romano, materiale oggi custodito nei depositi dei musei comunali.

Per finire si ricorderà il busto allo stesso Ciuffelli eretto a Trevi (1923) e la lapide con medaglione in onore di Anita modellata per Massa Martana (1907) nonché la caricatura in terracotta del sindaco di Roma Pippo Cremonesi, “perché”, come si legge in un articolo su Volontà, “malgrado la serietà dei suoi supposti morali, Quattrini [fu] anche un perfetto umorista”.
Così come valente pittore (certi suoi quadretti di genere furono ricercati e venduti a caro prezzo) nonché molto abile fu nell’arte della cesellatura dei metalli, tanto da guadagnare l’appellativo di “Cellini del Novecento”. Una passione per l’arte e le sue molteplici applicazioni che Enrico tramanderà al figlio Carlo prima di morire a Roma nel 1950.
Come uno scultore quale Quattrini sia rimasto celato per tanti anni è fatto inspiegabile quanto meschino; se egli fosse stato romano o fiorentino avrebbe forse goduto di tutt’altra fama. A quando allora una giusta rivalutazione?

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