Condividi su facebook
Condividi su twitter
Uno studio italiano rivela che tali organismi marini possono dare origine a carburante vegetale in modo migliore rispetto ai processi basati sulle piante oleaginose

Lo scopo di quanti studiano il modo migliore per imporre sul mercato il bio diesel è quello di sostituire gli oli derivanti da piante oleaginose, utilizzati per la produzione, con una materia prima che non entri in competizione con il comparto alimentare e che non richieda, per il suo sfruttamento, ingenti investimenti.
Un nuovo progetto di studi tra Assocostieri e Unione Produttori Biodiesel, in questi giorni, ha dato i primi risultati sul biodiesel di seconda generazione, ricavato dall’olio di alghe.

Obiettivo finale dello studio è di dimostrare la fattibilità
tecnica, economica ed ambientale di un impianto in grado di garantire una produzione media annuale non inferiore alle 10 tonnellate per ettaro coltivato.
I risultati preliminari di questa indagine mostrano che la produttività bioenergetica delle microalghe risulta decisamente superiore a quella delle colture tradizionali.
Le microalghe, infatti, non solo sono in grado di realizzare il processo di fotosintesi con efficienze di conversione dell’energia solare superiore a quella delle colture terrestri tradizionali, ma sono anche caratterizzate da un alto contenuto di lipidi (fino al 60% della biomassa) utilizzabile come biocombustibile.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter