“Proibito”, “vietato”, “negato”, “non autorizzato” sono termini sempre più utilizzati. Il massiccio intervento dei sindaci con ordinanze per limitare comportamenti considerati “molesti” o “disturbanti” ha limitato alcune libertà con le ordinanze. Ogni comune ha le sue, a volte sono mirate a problemi specifici, a volte sono più fantasiose e zelanti. Nella nostra provincia le città più “proibizioniste” sono Ravenna e Cervia, le due realtà che si confrontano con il turismo marittimo.
Il più prolifico in fatto di ordinanze è il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci tanto che si è guadagnato l’appellativo di “sindaco sceriffo”. Contro lo “sballo” e la delinquenza, nella calda estate 2008, Matteucci ha prodotto un numero record di ordinanze. Ha bloccato l’uso di bottiglie di vetro, lattine e altri contenitori a Marina di Ravenna (come a Cervia), con multe per i trasgressori da 80 a 500 euro. A più riprese sono stati regolamentati gli orari delle feste e la somministrazione di alcol. È stato vietato l’accesso in spiaggia dalle ore 2 alle ore 5 del mattino, fatta eccezione per la Notte Rosa, San Lorenzo e Ferragosto. Ora, in vista dell’estate 2009, l’ultima ordinanza anti-sballo proibisce le “feste danzanti” in spiaggia la domenica dopo le 20, concedendo però il permesso ad altre attività serali come incontri, presentazioni e concerti.
In ambito cittadino il sindaco di Ravenna ha emesso ordinanze anti-accattonaggio nel maggio 2008. Con multe da 75 a 500 euro per i trasgressori. A giugno è stata la volta del giro di vite contro l’alcol in città. Da luglio niente più bevute nell’isola San Giovanni, nei pressi della stazione e ai giardini Speyer. Matteucci ha anche lavorato a un provvedimento specifico per arginare il fenomeno di chi chiede soldi e vende fazzoletti nei parcheggi di piazza Kennedy, dello stadio, dell’Ipercoop e dell’ospedale.
Vietato atteggiarsi da prostituta
Contro la prostituzione Ravenna e Cervia hanno unito le forze sul fronte Adriatica. Dopo i provvedimenti del 2008, il 20 febbraio di quest’anno un’ordinanza ha esteso il divieto di prostituzione agli “atteggiamenti o abbigliamenti che manifestino tale intenzione”, per evitare di dover cogliere in flagrante le lucciole. Dopo tale ordinanza i controlli a tappeto eseguiti dalle forze dell’ordine hanno identificato otto prostitute che sono state multate con un’ammenda di quattrocento euro, per un totale 3.200 euro di contravvenzioni in un solo fine settimana.
Non si beve a Faenza
A Faenza il sindaco Claudio Casadio, a seguito della richiesta di intervento da parte di alcuni residenti, è intervenuto con una serie di ordinanze per evitare che “persone di colore bevessero fino a tarda notte, mettendo in atto comportamenti vandalici nei confronti sia delle abitazioni sia delle autovetture parcheggiate”. I danni a cui si riferiscono le ordinanze sono così esplicitati: “La situazione igienico-sanitaria è gravemente compromessa in quanto gli avventori espletano le loro funzioni fisiologiche e vomitano sulle auto in sosta, nelle bocche di lupo e anche sulle porte di ingresso delle abitazioni – segue ancora più esplicito – abbandonano sulla pubblica via e presso le abitazioni private rifiuti di vario genere, organici (escrementi) e inorganici (vetro rotto)”. L’ordinanza dell’agosto 2008 vieta “il consumo sul suolo pubblico di bevande alcoliche, altre bevande e alimenti forniti in bottiglie di vetro, lattine e contenitori vari” fa riferimento a via Strocchi e corso Garibaldi, successivamente esteso (con una seconda ordinanza ad ottobre) a Corso Mazzini e in via Zanelli.
Vietato lavare i piatti
L’emergenza idrica del 2007 aveva dato addito a provvedimenti da Faenza a Massa Lombarda che comprendevano il divieto di “innaffiare orti, giardini, campi da calcio e da tennis. Di lavare auto, moto e piazzali. Di cambiare l’acqua alle piscine. Pena una multa da 25 a 500 euro”. L’ordinanza invitava inoltre a “non utilizzare acqua corrente per lavare piatti o verdure”, a fare “la doccia anziché il bagno” e a “chiudere l’acqua mentre ci si insapona”.
Manovra anti-piccioni
È in auge fin dal 1992 il “divieto di somministrare cibo ai piccioni nelle zone urbane faentine”. I proprietari di immobili nel centro storico inoltre sono tenuti a “schermare con apposite reticelle le aperture di soffitte e solai onde impedire l’accesso dei piccioni”.
Non stressare gli animali
Una lunga ordinanza a Faenza regola come trattare gli animali dal 2001. L’ordinanza, articolata in più di venti punti, vieta di “bollire o cucinare animali di qualsiasi specie vivi o ucciderli in modo violento e non eutanasico senza preventiva anestesia o stordimento”, inoltre “Al fine di evitare inutile stress psicofisico agli ammali da affezione ne è vietata l’esposizione nelle vetrine”. Vieta “l’uso di animali per effettuare fotografie a scopo di lucro” e di “costringere alla convivenza animali appartenenti a specie tra esse incompatibili”.
Vietato festeggiare Halloween
Cervia per Halloween ha vietato “tassativamente a chiunque di far esplodere fuochi d’artificio, petardi, ‘botti’ di qualsiasi tipo nelle aree pubbliche”. Nella restrizione del 2008 sono state proibite anche le piccole “detonazioni” come le candele magiche.
Per il carnevale invece a Faenza si è pensato al “divieto di utilizzare spray e schiume di ogni genere”. Tali bombolette, secondo l’ordinanza, possono creare “disturbo cittadini” e “imbrattare”.
Animaletti pericolosi
Numerose le ordinanze in tutta la provincia per prevenire il virus della Chikungunya, propagato dalla zanzara tigre. Per questo motivo era stato vietato tenere vasi con acqua sul davanzale ed era stato suggerito di non vestirsi di blu, colore che attrae l’insetto.
Anche dei molluschi hanno creato problemi. A Cervia è stata proibita “l’immissione al consumo umano dei molluschi bivalvi della specie Chamelaea prelevati tra la foce del Canale Cupa ed il Porto Canale di Cervia” perché risultati pericolosi.
Il pericolo delle esche velenose
La vigilia di natale nel lughese è entrata in vigore l’ordinanza sul “divieto di utilizzo e di detenzione di esche o di bocconi avvelenati”, vietando “la detenzione, l’utilizzo e l’abbandono di qualsiasi alimento preparato in maniera tale da poter causare intossicazioni o lesioni al soggetto che le ingerisce e prevede l’obbligo per il proprietario e il veterinario dell’animale deceduto a causa di esche o bocconi avvelenati di darne segnalazione alle autorità competenti.