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Secono il vicario del Tribunale ecclesiastico regionale coloro che oggi si accostano al matrimonio, soprattutto  giovani, lo fanno con superficialità
sposi

Secondo Pierluigi Rosa, vicario giudiziale, nella sua relazione sull’attività del Teru, (Tribunale ecclesiastico regionale umbro), sono diminuiti i matrimoni celebrati in chiesa e la minore richiesta è dovuta anche alla crisi economica.
Di contro, sono ancora molti coloro che si sposano religiosamente solo per tradizione, convenzione sociale o per motivi folcloristici.
Di contro, dopo il sensibile calo del 2007, pari al dieci per cento, nel 2008 è rimasto stabile il numero delle cause di nullità di matrimonio; sono state 81, una in meno del 2007.
Sono in crescita (58 casi) le nullità per incapacità consensuale dovuta a grave difetto di discrezione di giudizio (cioè per immaturità o mancanza di libertà interiore) o per incapacità ad assumere gli obblighi essenziali di matrimonio per cause di natura psichica.
«È innegabile – ha osservato mons. Rosa – che spesso coloro che oggi si accostano al matrimonio, parlo soprattutto dei giovani, lo fanno con superficialità.
E ciò che oggi si insegna e si vuole attuare è il rifiuto della sofferenza». «Di fronte pertanto alle difficoltà che la vita matrimoniale necessariamente comporta e che producono sofferenza, viene a mancare la capacità di reggere agli eventi.
Dalle 87 cause concluse con sentenza, più le tre richieste di dispensa «Super rato» inviate alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, risulta che: in sei casi la convivenza è durata meno di un anno; in 18 meno di due anni; in 10 meno di tre anni; in 24 casi meno di dieci anni; in 17 oltre dieci anni.

«Altro dato preoccupante – ha proseguito il prelato- sono le nullità riscontrate per la simulazione del consenso. Risulta che in 32 casi gli sposi si sono accostati alle nozze religiose escludendo dal loro consenso matrimoniale una o più proprietà essenziali del matrimonio». «Anche questi casi di simulazione – ha commentato mons. Rosa – ritengo che siano da attribuire alla mancanza di reali convinzioni di fede ed alla cultura del disimpegno, dell’edonismo e del piacere che la società propone»

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