La pubblicazione dei dati rilevati dall’OCSE secondo i quali gli stipendi medi netti in Italia sono il 17% più bassi della media dei trenta paesi Ocse ha dato subito luogo a quelle sconfortanti operazioni di innalzamento di cortine fumogene, messe in atto col consenso di una stampa che ha fatto meritare al bel paese il pessimo posto anche nella graduatoria della libertà di stampa. che è compressa anche quando è asservita ai poteri forti.
Dopo le notizie OCSE tutti a dare addosso solo alla eccessiva pressione fiscale. Ed allora vediamo meglio i dati.
A parte la Corea che è la nazione in cui lo stipendio medio netto annuo di un sigle è il più alto di tutti: quasi 40mila dollari l’anno, viene subito dopo il primo paese europeo, La Gran Bretagna con 38,147 dollari.
Poiché gli stipendi sono calcolati a parità di potere d’acquisto la differenza con l’Italia è di ben 16.773 dollari il significa che la differenza percentuale è ben maggiore e sfiora il 44%. Facendo un pò di conti, un italiano in un anno guadagna mediamente poi: il 32% in meno di un irlandese, il 28% in meno di un tedesco, il 18% in meno di un francese
Se si considera che sempre secondo l’Ocse Il peso di tasse e contributi, sempre per un lavoratore italiano dal salario medio, single senza carichi di famiglia, è del 46,5%, Dunque se fosse vera la tesi della responsabilità unica del sistema fiscale in Inghilterra i lavoratori dovrebbero essere praticamente esenti da tasse 2,5%, il che non è certo vero.
Secondo Eurostat le imposte nella Ue "assorbono" il 42,9 % del Pil. I piu’ "tartassati" sono gli svedesi. In coda gli irlandesi. l’Italia figura solo al nono posto tra i 15 Paesi dell’Unione monetaria nella speciale classifica compilata sulla base della pressione fiscale. Tra i quattro grandi Paesi del Continente, che da soli pesano per i tre quarti su tutte le entrate fiscali dell’Unione, soltanto la Francia ha una pressione superiore a quella italiana (45,5 % ), mentre Germania e Regno Unito hanno valori anche inferiori alla media europea, rispettivamente con il 42 ed il 35,9 %.
Quindi la differenza retributiva tra gli italiani e gli inglesi si potrebbe considerare giustificata solo per un quarto scarso dal peso delle imposte.
Resta una differenza, da spiegare, di più del 34% che significa molto brutalmente che in Italia i “padroni” prendono tre e pagano due come alle liquidazioni al supermercato.
Ma di questo la grande stampa non può parlare e si diletta a raccontare di grandi discussioni alla ricerca della paglia intorno al non visto pagliaio.
- Redazione
- 20 Maggio 2009
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