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La riduzione, del 40% rispetto al passato, individua la "supervalutazione" - secondo l'Europa - dell'attività politica nazionale
europarlamento

I candidati italiani che sono risultati non eletti alle elezioni europee hanno un, pur se piccolo, motivo di consolazione mentre i cittadini italiani un motivo in più  per riflettere.
La nuova legislatura a Strasburgo si aprirà all’insegna dell’austerity per quel che riguarda l’indennità che i nostri rappresentanti nelle istituzioni dell’Ue percepiranno dopo il voto del 6 e 7 giugno.
 Cioè un taglio del 40% nella busta paga per gli europarlamentari italiani : da 134mila a 81mila euro lordi l’anno.
È l’effetto delle nuove regole varate dal Parlamento europeo anche per la ‘busta pagà dei parlamentari che d’ora in poi percepiranno tutti lo stesso ‘stipendio’ base, fissato in 7mila 665 euro lordi al mese, che al netto delle tasse diventeranno poco più di 5mila. Un bel colpo di forbici per gli italiani, che fino ad ora potevano contare su un’indennità di circa 12mila euro mensili, pari a circa 134mila euro lordi l’anno, ma una vera e propria manna dal cielo per gli europarlamentari lettoni, che i 12mila euro li raggiungevano in un anno, o per i loro colleghi ungheresi (9mila 132 euro l’anno) o polacchi (7mila 369 euro l’anno).
Chi entrerà a Strasburgo per la prima volta dovrà obbligatoriamente attenersi alle regole del nuovo statuto dei parlamentari europei; chi invece verrà rieletto potrà scegliere se continuare a percepire il ‘vecchio’ stipendio, pagato dallo Stato di appartenenza, oppure di accettare il nuovo trattamento economico, a carico del bilancio del Parlamento europeo. Ma per questioni di carattere pensionistico, a tutti (o quasi) converrà, sotto il profilo economico, accettare il nuovo meccanismo.
Oltre all’indennità di base, gli europarlamentari possono contare anche su altri contributi, come i 4mila 202 euro mensili per le spese generali. Quelle, ad esempio, relative ai costi di gestione di segreterie e uffici nello Stato d’origine: bolletta della luce e del telefono, acquisto e manutenzione di computer e fax, tutte da giustificare con un dettagliato rendiconto. Anche perchè, da quest’anno, i rimborsi non saranno più forfettari ma a piè di lista.
L’indennità viene ridotta del 50% se il deputato è troppo assenteista, se cioè partecipa a meno della metà delle sedute plenarie di un anno parlamentare (da settembre ad agosto), senza giustificare le proprie assenze.
Un’altra voce relativa ai rimborsi è quella per i viaggi sostenuti nel territorio della Comunità europea per partecipare alle riunioni ufficiali del Parlamento Ue come le sedute plenarie o le riunioni delle commissioni e dei gruppi. Ma anche qui servono le ‘pezze d’appoggio’: la carta d’imbarco per il viaggio in aereo, il biglietto ferroviario se il deputato si sposta in treno.

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