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E' il risultato del raddoppio delle presenze nelle case circondariali della regione quando furono assegnati i fondi necessari da parte del Ministero della Giustizia; anche il numero delle guardie carcerarie è rimasto invariato
carce-capanne

La “piena” di carcerati che sta colmando ogni spazio disponibile nelle carceri umbre, come del resto d’Italia, ha importanti riflessi pratici oltre quello sulla condizione della vita carceraria.
Piena condivisione” delle ragioni della protesta per le insostenibili condizione di lavoro del personale che opera negli istituiti di pena e per le difficili condizioni di vita dei detenuti è stata espressa dall’assessore regionale alle Politiche sociali della Regione Umbria,  durante l’incontro con i rappresentanti delle Organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria.   
Nel corso dell’incontro l’assessore ha annunciato che la Giunta regionale si farà portavoce della situazione di grave disagio presente nei quattro istituti di pena della regione, chiedendo al Ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e al Capo Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, di concordare un tavolo ministeriale sull’emergenza in corso.
Ciò a  sostegno della  richiesta dei sindacati degli agenti di custodia di adeguare  gli organici nelle strutture carcerarie, ma anche per sollecitare congrue risorse finanziarie destinate alla sanità penitenziaria, da circa un anno trasferita al sistema sanitario regionale.
  “Nonostante l’opera di razionalizzazione dei servizi che abbiamo portato avanti – ha detto l’Assessore- le risorse erogate dallo Stato sono assolutamente inadeguate in quanto conteggiate sulla base delle spese sostenute nel 2006,  quando le carceri umbre ospitavano circa 600 detenuti. Oggi la popolazione carceraria è invece raddoppiata, superando il limite di capienza tollerabile  delle strutture tarato sulle 1100 unità.”

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