Le donne tutta carriera in Italia, specie nelle regioni centrali, ne esistono poche: anche quando hanno l’orario pieno ed hanno una famiglia quest’ultima sicuramente non è abbandonata.
Ma c’è un’aliquota sempre crescente di donne, sotto i trent’anni, non laureate che scelgono un contratto part-time. Forma contrattuale che nel 2009 arriva a oltrepassare la soglia del 20% del totale delle assunzioni messe in cantiere dalle imprese. I
n quest’ultimo anno, infatti, come rileva uno studio di Unioncamere, pur a fronte di una grave recessione che ha prodotto un sensibile calo delle assunzioni previste, il part-time segna rispetto al 2008 una flessione davvero limitata, inferiore al 2%. «La scelta del part-time di molte donne italiane risponde a una precisa esigenza di coniugare i tempi della famiglia e del lavoro, talvolta a discapito delle legittime aspirazioni di crescita professionale», commenta il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello.
C’è stato un costante aumento negli ultimi 15 anni dei contratti a orario ridotto: a partire dal 1993 fino ad oggi gli occupati part-time sono cresciuti al tasso medio annuo del 7,5% (l’insieme degli occupati è invece aumentato dello 0,9% annuo).
Tra i lavoratori a orario ridotto la fanno da padrone le donne: degli oltre 3,3 milioni di occupati a tempo parziale del 2008, ben il 78% è costituito da donne. Nel 2009 le donne assunte part-time superano del 20% i colleghi uomini.
Quanto all’età, il part-time riscuote maggior successo tra le giovani: se infatti nel 2008 la percentuale di donne sotto i trent’anni era pari al 30,5, nel 2009 c’è un incremento di quattro punti percentuali, arrivando a toccare quota 34,8% di giovani donne che scelgono l’orario ridotto.
Da tener presente che, il più delle volte, chi ricorre al part-time lo fa volontariamente, dopo un’assunzione con contratto ‘standard’, sulla base di una scelta che spesso avviene in coincidenza con la nascita di un figlio o quando insorgono esigenze di maggiore impegno in ambito familiare.
In altri casi il part time serve per tentare di conciliare lavoro e studio, in altri casi non c’è altro sul mercato.
- Redazione
- 17 Ottobre 2009
Condividi su facebook
Condividi su twitter