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Anche il Mattatoio di Massa Martana si sta attrezzando per ricevere le carcasse degli animali ed effettuare i controlli sanitari obbligatori prima del consumo
cinghiale

In Umbria i cinghiali  abbattuti (con prelievi selettivi e nella normale attività venatoria) sono circa 18.500 all’ anno e quelli uccisi durante i prelievi selettivi hanno dato luogo sempre a polemiche su chi fosse il beneficiario finale delle carcasse.
Ora i cinghiali abbattuti potranno essere portati in appositi centri di raccolta in attesa di inviare le carcasse a un centro di lavorazione per i controlli sanitari previsti dai regolamenti comunitari.
«Tale importantissima innovazione – sottolinea l’assessore regionale all’ambiente e alla caccia Bottini – consentirà di valorizzare un patrimonio che può andare a favore sia del mondo agricolo che di quello venatorio, evitando, allo stesso tempo, di attivare percorsi commerciali che possono sfuggire anche al controllo sanitario».
L’adozione di questa procedura «consentirà alle Province e agli Enti di gestione dei Parchi regionali – prosegue Bottini – di vendere i cinghiali abbattuti durante il prelievo selettivo e destinare gli introiti per il risarcimento dei danni e per la loro prevenzione».
La commercializzazione delle carni di cinghiali, abbattuti sia nell’ambito di attività venatoria che nel corso di prelievi selettivi, rientra nelle norme previste dal Regolamento comunitario n. 853 del 2004 in materia di igiene di alimenti di origine animale.
La Regione Umbria, Direzione regionale Sanità e Servizi Sociali, confermando l’obbligatorietà della ricerca di «trichinella» nelle carni di cinghiale, ha tenuto conto della difficoltà di avviare le carcasse immediatamente a un «Centro di lavorazione» riconosciuto, nel rispetto dei previsti requisiti igienico-sanitari, tra cui il raffreddamento.
Il Regolamento CE 853/2004, infatti, prevede che la refrigerazione dei capi cacciati debba iniziare nel più breve periodo di tempo dall’abbattimento e raggiungere una temperatura in tutta la carne non superiore a sette gradi.
Per tale motivo la Regione Umbria darà la possibilità di avviare le carcasse abbattute e prontamente eviscerate a un «centro di sosta o centro di raccolta», ben identificato e funzionale al luogo di abbattimento.
Tale centro, registrato ai sensi del Reg. CE 852/2004 sull’igiene dei prodotti alimentari, è un punto di raccolta, anche mobile, o una «Casa di caccia», dotato di una cella frigorifera di capacità idonea a contenere le carcasse non accatastate e di appositi contenitori per i visceri degli animali e degli altri scarti non destinati al consumo umano, da cui le carcasse dovranno poi essere avviate nel più breve tempo possibile a un Centro di lavorazione, per essere sottoposte a visita veterinaria comprensiva di ricerca della «trichinella».
Nei centri di raccolta dovrà essere garantita la rintracciabilità delle carcasse, attraverso un registro di carico e scarico dei capi conferiti. Sono tre gli impianti (a Gualdo Tadino, Massa Martana e Terni) che stanno mettendo a punto le strutture per essere riconosciuti come Centri di lavorazione di selvaggina, accogliendo la grande mole di cinghiali abbattuti.

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