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Forse non tutti avevano capito cosa si nascondeva dietro un sapiente gioco di congiunzioni, introdotto con una proposta di legge per aprire la strada alla direzione amministrativa delle aziende sanitarie regionali a chi la sanità l'ha vista sempre di lontano
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Non c’è da credere che questa sia stata l’occasione in cui la “ciambella non è venuta col buco” perché mettendo in votazione l’atto  di rinvio, il presidente del Consiglio regionale, Fabrizio Bracco ha precisato che il ddl sarà riproposto nella prossima seduta utile dell’Assemblea. Ma i “famelici” che puntavano a fare in fretta per essere pronti alle prossime tornate di nomine nelle aziende ospedaliere ed unità sanitarie dell’Umbria, dovranno soffrire ancora un pò
L’Aula di Palazzo Cesaroni, su proposta del consigliere Luigi Masci (PD), con 21 voti favorevoli, 1 contrario (Vinti, Prc) e 3 astenuti (Lupini e Tippolotti, Sinistra per l’Umbria e Dottorini, Verdi
per i valori-Idv) astenuti, ha approvato il rinvio del disegno di legge della Giunta regionale che vorrebbe modificare, con un sapiente gioco di congiunzioni, i requisiti del direttore amministrativo di azienda sanitaria regionale, previsti dalla normativa nazionale.
Il rinvio è stato richiesto da Masci che lo ha motivato con l’esigenza di compiere in Commissione un ulteriore approfondimento per verificare il contenuto del ddl con quanto stabilito dal decreto legislativo "502/’92".
E probabilmente per cercare di evitare all’assemblea una brutta figura quando la legge inevitabilmente sarebbe stata censurata.
Contrario alla proposta si è dichiarato il capogruppo di Rifondazione comunista Stefano Vinti, che ha parlato di rinvio "incomprensibile, su un atto già discusso ampiamente dalla Commissione e confrontato con la  Giunta". Il rinvio in Commissione, secondo Vinti, andrebbe inoltre a gravare "sul già pesante carico di atti importanti all’esame dell’organismo".
A favore della proposta di rinvio si è espresso invece il consigliere Enrico Sebastiani (FI-Pdl) che ha anche aggiunto una spiegazione di merito dell’atto, definito inutile, in quanto "norma una situazione già ampiamente prevista nel decreto legislativo ‘502/’92’".

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