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La rabbia dei colleghi è sfociata in uno sciopero spontaneo; un altro operaio è rimasto intossicato nel tentativo di soccorrere il giovane caduto a terra mentre stava travasando acidi all'aperto
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Poteva essere una nuova strage negli stabilimenti ternani della tristemente nota Thyssenkrupp e solo per un caso c’è stata una sola vittima.
Non è che questo riduca il dolore per il sacrificio di un operaio di 31 anni, morto in seguito ad un incidente verificatosi nel centro movimento acidi dello stabilimento di Terni.
L’ operaio era addetto ai «servizi ausiliari» della Tk-Ast. L’ incidente è avvenuto all’ interno dell’ area «Pix due» verso mezzogiorno e secondo i primi accertamenti della polizia, è avvenuto all’ aperto, nella zona «emulsione acidi» antistante l’ area del reparto Pix 2.
L’ operaio con un tubo stava travasando acido cloridrico da un serbatoio in alcune taniche quando è stato colto da malore ed è caduto a terra.
È stato subito soccorso
da altri colleghi, uno dei quali si è sentito a sua volta male ed è stato portato in ospedale ma le sue condizioni non sono gravi.
Il giovane era molto conosciuto nello stabilimento in quanto era il portiere della squadra di calcio del dopolavoro. I rappresentanti delle organizzazioni sindacali si sono subito riuniti nella sede del consiglio di fabbrica per un esame del grave episodio. È stato richiesto un incontro urgente con la direzione aziendale, ma poi le iniziative spontanee hanno rotto gli indugi. I lavoratori della Tk-Ast hanno reagito alla notizia dell’ infortunio mortale in fabbrica con uno sciopero spontaneo di due ore e poi sono usciti dallo stabilimento bloccando il traffico.
Lo sciopero, che è stato sostenuto dai sindacati dei metalmeccanici, è durato dalle 14 alle 16. Commenti e cordoglio a iosa da parte dei politici.
Più graffianti quelli di chi sta seguendo il processo ai dirigenti della multinazionale a Torino. Antonio Boccuzzi operaio Thyssenkrupp sopravvissuto al rogo di Torino del 6 dicembre 2007, attualmente parlamentare del Pd  ha dichiarato, alla fine dell’udienza di oggi del processo, che «Nonostante il protocollo di sicurezza a Terni si continua a morire». «La cosa che mi ha suggestionato più profondamente è stata che qui a Torino, mentre testimoniava il responsabile della qualità del prodotto e si parlava di pentole, tubi e lavatrici, a Terni qualcuno moriva».
Fuori dall’aula non sono mancati i commenti dei parenti delle vittime torinesi. «È la conferma – ha detto una giovane donna – che i titolari se ne fregano degli operai. Finchè muoiono i lavoratori le leggi non cambiano: dovrebbe morire un dirigente, e allora sì…». «È un destino crudele – ha aggiunto una signora – che arriva proprio a due anni di distanza dalla nostra tragedia. Adesso un’altra madre piange».

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