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In una nota diffusa tramite Ansa, un senatore componente della Commissione antimafia sembra darlo per scontato
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La nota diffusa alla stampa con cui il senatore Antonio Gentile, del Pdl, membro della commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia, annuncia la presentazione di «una dettagliata interrogazione parlamentare al ministro di Grazia e Giustizia chiedendo che le indagini sul mostro di Firenze vengano riaperte effettivamente», potrebbe dare nuovo impulso a chi, anche in Umbria, tra mille difficoltà e peripezie tenta di sollevare il velo su una verità che molta parte della voce popolare ai tempi dei fatti dava per acquisita,
Per il senatore, «16 giovani, barbaramente trucidati, ci chiedono ancora giustizia: in questi anni abbiamo visto processi, ascoltato notizie su piste sarde, esoteriche, ma non siamo giunti ad identificare i mandanti di quella stagione di crimine e di barbarie. Fino all’ultimo non possiamo rassegnarci e dobbiamo pretendere la verità».
«C’è la necessità che le procure di Firenze e di Perugia interagiscano e collaborino per chiarire tanti punti oscuri che non possono essere archiviati.
È certo che i vari Lotti, Vanni, lo stesso Pacciani fossero coinvolti negli omicidi – aggiunge Gentile – perchè è stato scritto dalle sentenze e perchè i movimenti di soldi trovati sui conti di Pacciani confermano che egli, presumibilmente, agisse su ordine terzo.
Non è fantasia immaginare la presenza di mandanti atteso che – continua il senatore – la misteriosa morte di Francesco Narducci non è stata mai chiarita: perchè fu trovato un altro cadavere sulla battigia di Perugia nell’ottobre del 1985?
Narducci conosceva e frequentava Pacciani e Lotti e gli esami compiuti su Pacciani, dopo il decesso, hanno confermato che egli, cardiopatico, assunse un antiasmatico che fu letale. Non possiamo accontentarci di avere tre disgraziati certamente colpevoli – conclude – senza sapere chi fossero i mandanti degli omicidi di 16 giovani».

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