C’è da sperare che il nome scelto, in verità solo un acronimo che sta per Slow to High Velocity Apparatus, non susciti le reazioni di qualche fondamentalista religioso.
Ma Shiva l’apparecchiatura dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia è la più potente macchina al Mondo per effettuare esperimenti di frammentazione delle rocce, esperimenti utili a capire i processi meccanici che precedono e accompagnano lo scatenarsi dei più violenti terremoti della Terra.
Questo apparato sperimentale si trova nei laboratori del gruppo di Roma 1, Sezione di Sismologia e Tettonofisica dell’Ingv, a Roma: un sofisticato apparato simile a un tornio, costruito in Italia, imprime una rotazione ad alta velocità, pari a 3.000 giri al minuto, a un cilindro di roccia di qualche centimetro di diametro. I
l cilindro è inoltre sottoposto a pressioni che troviamo a qualche chilometro di profondità nella crosta terrestre. In una frazione di secondo, l’apparato scarica sul campione una grande potenza, pari a quella consumata da 100 appartamenti
Shiva, quindi, grazie alle sue eccezionali prestazioni meccaniche riproduce in piccolo quelle tremende forze che portano all’attivazione delle faglie generatrici dei grandi terremoti,
«Il risultato -sottolinea l’Ingv- non è la banale frammentazione e disgregazione della roccia che noi ci aspetteremmo, ma addirittura la sua fusione istantanea in lava incandescente». «I campioni così piccoli danno delle informazioni che riguardano solo uno dei numerosi aspetti di quel complesso fenomeno naturale che sono i terremoti» afferma il sismologo Giulio Di Toro, responsabile del gruppo sperimentale che studia questi fenomeni «Questi studi sperimentali -continua il sismologo devono essere infatti integrati da altre informazioni che ricaviamo dallo studio delle faglie naturali.»
Secondo lo scienziato, inoltre, lo studio dei terremoti, oggi basato soprattutto sull’analisi dei tracciati sismici e sullo studio delle faglie superficiali, non basta e questi nuovi studi in laboratorio possono aggiungere qualcosa di più. «In realtà, Shiva -afferma Di Toro- è uno dei pilastri di un progetto di più ampio respiro, finanziato dall’Unione Europea, che comprende rilevamenti geologici, o studi di terreno, come diciamo noi geologi, e altri studi ancora come quelli mineralogici o geochimici. L’idea del progetto è di offrire un’informazione complementare a quella che otteniamo dall’analisi delle onde sismiche attraverso i tracciati sismici.
Entrando nel merito del funzionamento della potente macchina Shiva, il sismologo Di Toro, nel ricordare che Shiva è il nome del Dio distruttore nella religione Indù, ha fatto presente che-la macchina è estremamente versatile.
Una volta completati i collaudi della macchina, verranno effettuate delle ricerche sulla frammentazione anche per processi di interesse industriale.
- Redazione
- 20 Gennaio 2010
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