Il Centro di Ricerca dell’Università di Perugia sulle Biomasse, guidato dal prof. Franco Cotana, ha conquistato il primo posto nella graduatoria del bando MIPAF sulle bioenergie, battendo altri nove concorrenti nella categoria più affollata del concorso.
Il progetto aveva suscitato l’interesse internazionale alla recente conferenza sul clima di Copenhagen.
Il bando prevedeva un finanziamento di non poco conto: 10 milioni di euro, per quattro tematiche:
1. Ottimizzazione delle filiere esistenti
2. Sviluppo di filere produttive in alternativa alle attuali per l’ottenimento dei biocarburanti di seconda generazione
3. Sviluppo nella filiera del biodiesel
4. Sviluppo nella filera del biogas
Il Centro di Ricerca sulle Biomasse è risultato primo in graduatoria, con il progetto BIODIE2 , nella tematica n. 2 sopra riportata, una delle piu’ innovative.
A differenza di quelli di prima generazione, i biocarburanti di seconda generazione sono prodotti da materie prime non alimentari e con scarso impatto sull’utilizzo del fattore terra (es. alghe, biomasse ecc).
Tale progetto avrà una durata di 3 anni e potrà godere di finanziamenti per quasi 900.000 euro.
Tra i partenr del progetto, sotto la responsabilità scientifica del prof. Cotana, ci sono l’ENEL ed il CNR ed il MARSEC.
La direttiva europea res 2009/28 obbliga l’Italia per il 2020 di produrre il 10% di biocarburanti rispetto a quanto consuma cioè: 40 milioni di tonnnellate (10 milioni di ton di benzina 30 milioni di ton di gasolio).
Ad oggi siamo appena all’1 % con il biodiesel di 1 generazione, derivato da olio vegetale di colza o girasole , soia o palma o olio di frittura recuperato. Ma l’olio vegetale per biodiesel è in competizione con gli alimenti .
La seconda generazione dei biocarburanti consiste nell’utilizzare la filera ligno-cellulosa paglia, miscanto, robinia, canna, (scarti agricoli o coltivazioni in terreni marginali) valorizzandoli economicamente fino ad un guadagno per l’agricoltore di 1500 euro ad ettaro.
"Biodie2 è una risposta per lo sviluppo sostenibile che potrebbe partire dall’Umbria riutilizzando siti chimici dismessi come a Nera Montoro o altri siti idonei nel comune di Gualdo Tadino – dice il prof Cotana –coniugare sviluppo sostenibie, tutela dell’ambiente, risanamento di siti inquinati ed occupazione e’ un dovere di tutti noi, ne va del nostro futuro "