Quella di ieri è stata un giornata con un via vai di voli sul ‘Sant’Egidio’, scalo aperto del Centro Italia a ridosso di altri aeroporti regionali che ancora scontano gli effetti della nube del vulcano islandese.
Sull’aeroporto perugino sono stati fatti atterrare, come meta conclusiva del volo o per rifornirsi, diversi aerei di linea (da Firenze, Ancona e Bologna) e numerosi voli privati (uno anche dal Canada).
I passeggeri, fra i 300 e i 400 per una trentina di voli in totale, sono stati trasportati dal capoluogo umbro in autobus alla loro destinazione finale.
L’aereo che collega Perugia a Milano non è invece rientrato da Malpensa per la chiusura dello spazio aereo nel Nord Italia, e quello da Londra per Perugia risulta ancora cancellato per lo stesso motivo.
Con questo affollarsi di aerei sui cieli umbri sicuramente qualche poco di scarico dei motori è piovuto anche dal cielo, fortunatamente le ceneri del vulcano islandese non sembra abbiano messo a rischio la qualità dell’aria in Umbria.
Per l’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, le centraline della rete di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico «non hanno segnalato alcuna anomalia che possa essere imputata all’eruzione del vulcano Eyjafiallajokull», «Fino ad oggi, infatti per ciò che riguarda le concentrazioni di biossido di carbonio, di solfati e di PM10, non si sono registrate variazioni significative rispetto ai giorni precedenti.
Anche se ieri la nube sul nostro paese è scesa a quote più basse (2000-4.000 metri di altitudine) la nostra stazione di monitoraggio, che si trova sui Monti Martani a 1.100 metri di altitudine per misurare gli apporti trans-regionali di PM10 e il PM 2,5, non ha fatto registrare variazioni di rilievo.»
- Bic
- 21 Aprile 2010
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