In Umbria si respira aria «buona» anche se non mancano situazioni che destano allarme. Lo studio per la caratterizzazione delle polveri fini in Umbria «riflette il trend nazionale»: è la valutazione del direttore tecnico dell’agenzia regionale per la protezione ambientale dell’Umbria, Giancarlo Marchetti, nel corso di una conferenza stampa.
La ricerca sulla «Caratterizzazione delle polveri fini e qualità dell’aria in Umbria» fa parte di un progetto, durato 18 mesi (aprile-settembre 2009) che ha visto la collaborazione fra Arpa e Sezione di tecnologie chimiche e materiali per l’ingegneria del dipartimento di Ingegneria Civile e ambientale dell’Università di Perugia.
Le aree sottoposte allo studio sono state Perugia, Terni, Gubbio, Spoleto, Narni e Monti Martani e proprio da quest’ultima area è risultata l’ intrusione in Umbria di polveri sahariane in primavera ed estate, ma sono state le intrusioni autunnali di polveri dell’Europa dell’Est che hanno portato a superamenti dei limiti di legge in molte centraline collocate nelle aree urbane.
Tutto ciò a dimostrazione delle relazioni intense tra aree diverse del globo.
La ricerca sulla «Caratterizzazione delle polveri fini e qualità dell’aria in Umbria» fa parte di un progetto, durato 18 mesi (aprile-settembre 2009) che ha visto la collaborazione fra Arpa e Sezione di tecnologie chimiche e materiali per l’ingegneria del dipartimento di Ingegneria Civile e ambientale dell’Università di Perugia.
Le aree sottoposte allo studio sono state Perugia, Terni, Gubbio, Spoleto, Narni e Monti Martani e proprio da quest’ultima area è risultata l’ intrusione in Umbria di polveri sahariane in primavera ed estate, ma sono state le intrusioni autunnali di polveri dell’Europa dell’Est che hanno portato a superamenti dei limiti di legge in molte centraline collocate nelle aree urbane.
Tutto ciò a dimostrazione delle relazioni intense tra aree diverse del globo.
In particolare l’esame della qualità dell’aria nella provincia di Perugia riferita al 2009 è «buona», con alcune criticità relative agli inquinanti particolato PM10, biossido di Azoto e ozono.
Situazione «sostanzialmente positiva» anche nella provincia di Terni, con le criticità rappresentate dal PM10, biossido di azoto, ozono e benzo(a)pirene.
Nel capoluogo umbro, l’impatto prevalente delle polveri è dovuto al traffico, a Terni traffico e industria, nell’Eugibino, Spoletino e Narnese la causa prevalente è quella industriale, mentre per i Monti Martani sono state rilevate le polveri sahariane.
L’analisi dei risultati evidenzia, inoltre, come in inverno Perugia e Terni abbiano livelli di polveri complessivamente più elevati delle altre zone sottoposte a studio che, in ogni caso, mostrano una componente fine (PM2.5) rilevante. Emerge anche che Cromo e Manganese sono più alti a Terni (per una presenza importante di siti industriali); Idrocarburi policiclici aromatici alti a Fontivegge e a Terni; Potassio abbondante ovunque nella frazione più fine di inverno.
La componente secondaria del particolato (nitrati e solfati di ammonio) risulta omogeneamente distribuita su tutto il territorio regionale, indicando la diffusa presenza di fonti di inquinamento, fra cui il riscaldamento nella stagione invernale, allevamenti animali e attività agricole, combustione di biomasse e traffico veicolare.
«Lo studio – ha concluso il professor David Cappelletti – dimostra i molteplici benefici di un approccio scientifico per una corretta politica ambientale».
Situazione «sostanzialmente positiva» anche nella provincia di Terni, con le criticità rappresentate dal PM10, biossido di azoto, ozono e benzo(a)pirene.
Nel capoluogo umbro, l’impatto prevalente delle polveri è dovuto al traffico, a Terni traffico e industria, nell’Eugibino, Spoletino e Narnese la causa prevalente è quella industriale, mentre per i Monti Martani sono state rilevate le polveri sahariane.
L’analisi dei risultati evidenzia, inoltre, come in inverno Perugia e Terni abbiano livelli di polveri complessivamente più elevati delle altre zone sottoposte a studio che, in ogni caso, mostrano una componente fine (PM2.5) rilevante. Emerge anche che Cromo e Manganese sono più alti a Terni (per una presenza importante di siti industriali); Idrocarburi policiclici aromatici alti a Fontivegge e a Terni; Potassio abbondante ovunque nella frazione più fine di inverno.
La componente secondaria del particolato (nitrati e solfati di ammonio) risulta omogeneamente distribuita su tutto il territorio regionale, indicando la diffusa presenza di fonti di inquinamento, fra cui il riscaldamento nella stagione invernale, allevamenti animali e attività agricole, combustione di biomasse e traffico veicolare.
«Lo studio – ha concluso il professor David Cappelletti – dimostra i molteplici benefici di un approccio scientifico per una corretta politica ambientale».