La vicenda dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche inizia nel 2002 quando i genitori di Dataico e Sami Albertin, che frequentano l’Istituto comprensivo statale Vittorino da Feltre, ad Abano Terme, chiedono alla scuola di togliere il crocifisso dalle aule.
Quando l’istituto si rifiuta di farlo, la madre dei bambini, Soile Lautsi, porta il caso davanti ai tribunali italiani, compresa la Corte Costituzionale e il Consiglio di Stato.
Ma non ottenendo ragione, decide di ricorrere alla Corte di Strasburgo.
Questa, con una sentenza redatta da una delle sue camere, il 3 novembre 2009 comunica che l’Italia ha violato il diritto alla libertà di religione dei bambini e quello dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni.
Le autorità italiane reagiscono immediatamente alla sentenza ritenendo che la Corte abbia preso una decisione fondata più su motivazioni ideologiche che sulla propria giurisprudenza. Il 29 gennaio scorso il governo presenta alla Corte la sua richiesta di rinvio del caso davanti alla Grande Camera. Richiesta che Strasburgo accetta il primo marzo, fissando l’udienza davanti alla grande Camera il 30 giugno.
Ora il giudice Nicola Lettieri, che rappresenta l’Italia davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ha consegnato alla Corte la ‘memoria’ di circa 25 pagine per il ‘caso Lautsi’ che verrà dibattuto il 30 giugno prossimo davanti alla Grande Camera.
Anche l’avvocato dei ricorrenti, Nicolò Paoletti, ha presentato la sua memoria. Lettieri – che saprà entro il 9 giugno se sarà solo a difendere l’Italia oppure se il governo deciderà di affiancargli qualcuno – ha riferito che nella memoria sono stati inseriti alcuni degli spunti contenuti nel saggio ‘Identità religiosa e culturale d’Europa: la questione del crocefisso’ realizzato su incarico del governo da Carlo Cardia, docente di diritto ecclesiastico presso l’Università di Roma tre. Il saggio contiene molte delle argomentazioni presenti nella memoria.