Di molte delle scoperte si perde traccia e di conseguenza spariscono dal dibattito politico, nel caso specifico da quello sul trattamento dei rifiuti.
Molti ne sono contenti perché, vedi le vicende siciliane, la distruzione dei rifiuti col sistema attuale degli inceneritori è prima di tutto un grande affare; guadagni per incenerire e guadagni per produrre energia, nonché guadagni per costruire, senza tanto riguardo per l’ambiente e la salute umana.
Quando si discuteva in Umbria del piano rifiuti, fu presentata, da qualche politico, la tecnologia THOR (Total house waste recycling – riciclaggio completo dei rifiuti domestici), un sistema sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme alla Società ASSING SpA di Roma, che permette di recuperare e raffinare tutti i rifiuti e trasformarli in materiali da riutilizzare e in combustibile dall’elevato potere calorico, senza passare per i cassonetti separati della raccolta differenziata.
In definitiva una variante all’incenerimento, ma con molte sostanziali differenze che potrebbero rendere questa soluzione più accettabile.
Come un ‘mulino’ di nuova generazione, l’impianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro.
Il risultato dell’intero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico paragonabile ad un carbone di buona qualità.
Molti ne sono contenti perché, vedi le vicende siciliane, la distruzione dei rifiuti col sistema attuale degli inceneritori è prima di tutto un grande affare; guadagni per incenerire e guadagni per produrre energia, nonché guadagni per costruire, senza tanto riguardo per l’ambiente e la salute umana.
Quando si discuteva in Umbria del piano rifiuti, fu presentata, da qualche politico, la tecnologia THOR (Total house waste recycling – riciclaggio completo dei rifiuti domestici), un sistema sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche insieme alla Società ASSING SpA di Roma, che permette di recuperare e raffinare tutti i rifiuti e trasformarli in materiali da riutilizzare e in combustibile dall’elevato potere calorico, senza passare per i cassonetti separati della raccolta differenziata.
In definitiva una variante all’incenerimento, ma con molte sostanziali differenze che potrebbero rendere questa soluzione più accettabile.
Come un ‘mulino’ di nuova generazione, l’impianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro.
Il risultato dell’intero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico paragonabile ad un carbone di buona qualità.
“Un combustibile utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico”, secondo Paolo Plescia, ricercatore dell’Ismn-Cnr e inventore di Thor, “compresi i motori funzionanti a biodiesel, le caldaie a vapore, i sistemi di riscaldamento centralizzati e gli impianti di termovalorizzazione delle biomasse.”
“Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale”, spiega Paolo Plescia. “Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro.”
Il primo impianto THOR, inizialmente in funzione in Sicilia e poi trasferito in Piemonte, riesce a trattare fino a otto tonnellate l’ora senza bisogno di un’area di stoccaggio in attesa del trattamento; è completamente meccanico, non termico e quindi non è necessario tenerlo sempre in funzione, anzi può essere acceso solo quando serve, limitando o eliminando così lo stoccaggio dei rifiuti e i conseguenti odori.
Poi di Thor sembrava se ne fosse persa la traccia, se ne è parlato recentemente in un convegno nelle Marche, ma molto sulle generali, come se l’impianto fosse ancora una bella idea da sviluppare.
Ma non è così, il tamtam ha scoperto, contattando l’inventore, che il Thor, dopo il periodo di prova in Sicilia è ora commercializzato e viene realizzato dalla Thorcem, una società paritetica ASSING- Buzzi-Unicem con sede a Casal Monferrato, che ha vinto la concorrenza di diversi gruppi privati (purtroppo nessun pubblico si è fatto avanti, ma forse perché ha un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore tradizionale).
Tale società ha portato l’impianto in Piemonte, dove è stato testato per circa un anno, producendo una media di 1.5 – 2 tonnellate /ora di combustibile CDR-Q, per alimentare fornaci di cementerie.
I risultati sono stati apprezzati, soprattutto per la quantità di calorie generate dalla combustione e per il basso tenore di inquinanti rispetto ai combustibili tradizionali.
Rispetto alle aspettative di produzione la prima e unica macchina realizzata ha dato ottima prova.
Oggi sarebbe in vista la realizzazione di due macchine di maggiore capacità.
Da tenere presente che “Un’area urbana di 5000 abitanti produce circa 50 tonnellate al giorno di rifiuti solidi”, informa l’inventore.
“Con queste Thor permette di ricavare una media giornaliera di 30 tonnellate di combustibile, 3 tonnellate di vetro, 2 tonnellate tra metalli ferrosi e non ferrosi e 1 tonnellata di inerti, nei quali è compresa anche la frazione ricca di cloro dei rifiuti, che viene separata per non inquinare il combustibile”.
Il resto dei rifiuti è acqua, che viene espulsa sotto forma di vapore durante il processo di micronizzazione. Il prodotto che esce da Thor è sterilizzato perché le pressioni che si generano nel mulino, dalle 8000 alle 15000 atmosfere, determinano la completa distruzione delle flore batteriche, e, inoltre, non produce odori da fermentazione: resta inerte dal punto di vista biologico, ma combustibile."
In definitiva un impianto Thor che lavorasse per l’intera giornata potrebbe soddisfare i bisogni di un cittadina come Todi, in tutta tranquillità.
“Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale”, spiega Paolo Plescia. “Per una identica quantità, una discarica ne richiederebbe almeno 100 e un inceneritore 250 euro.”
Il primo impianto THOR, inizialmente in funzione in Sicilia e poi trasferito in Piemonte, riesce a trattare fino a otto tonnellate l’ora senza bisogno di un’area di stoccaggio in attesa del trattamento; è completamente meccanico, non termico e quindi non è necessario tenerlo sempre in funzione, anzi può essere acceso solo quando serve, limitando o eliminando così lo stoccaggio dei rifiuti e i conseguenti odori.
Poi di Thor sembrava se ne fosse persa la traccia, se ne è parlato recentemente in un convegno nelle Marche, ma molto sulle generali, come se l’impianto fosse ancora una bella idea da sviluppare.
Ma non è così, il tamtam ha scoperto, contattando l’inventore, che il Thor, dopo il periodo di prova in Sicilia è ora commercializzato e viene realizzato dalla Thorcem, una società paritetica ASSING- Buzzi-Unicem con sede a Casal Monferrato, che ha vinto la concorrenza di diversi gruppi privati (purtroppo nessun pubblico si è fatto avanti, ma forse perché ha un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore tradizionale).
Tale società ha portato l’impianto in Piemonte, dove è stato testato per circa un anno, producendo una media di 1.5 – 2 tonnellate /ora di combustibile CDR-Q, per alimentare fornaci di cementerie.
I risultati sono stati apprezzati, soprattutto per la quantità di calorie generate dalla combustione e per il basso tenore di inquinanti rispetto ai combustibili tradizionali.
Rispetto alle aspettative di produzione la prima e unica macchina realizzata ha dato ottima prova.
Oggi sarebbe in vista la realizzazione di due macchine di maggiore capacità.
Da tenere presente che “Un’area urbana di 5000 abitanti produce circa 50 tonnellate al giorno di rifiuti solidi”, informa l’inventore.
“Con queste Thor permette di ricavare una media giornaliera di 30 tonnellate di combustibile, 3 tonnellate di vetro, 2 tonnellate tra metalli ferrosi e non ferrosi e 1 tonnellata di inerti, nei quali è compresa anche la frazione ricca di cloro dei rifiuti, che viene separata per non inquinare il combustibile”.
Il resto dei rifiuti è acqua, che viene espulsa sotto forma di vapore durante il processo di micronizzazione. Il prodotto che esce da Thor è sterilizzato perché le pressioni che si generano nel mulino, dalle 8000 alle 15000 atmosfere, determinano la completa distruzione delle flore batteriche, e, inoltre, non produce odori da fermentazione: resta inerte dal punto di vista biologico, ma combustibile."
In definitiva un impianto Thor che lavorasse per l’intera giornata potrebbe soddisfare i bisogni di un cittadina come Todi, in tutta tranquillità.