Nell’immaginario italiano i commercialisti sono persone metodiche e precise che contano “fino all’ultimo pelo”. Per questo quasi sempre vengono creduti quando si pronunciano su una questione. Ma stavolta l’hanno fatta grossa.
Mentre tutti gridano a squarciagola, di fronte alle crisi, che “non metteremo le mani in tasca agli Italiani” loro nella sostanza dicono che qualcuno userà, anzi ha già usato usato, la lametta come i borseggiatori esperti sui mezzi pubblici per sottrarre portafogli e soldi.
Secondo dei dottori commercialisti, la pressione fiscale sull’economia non sommersa italiana sarebbe arrivata nel 2009 al record del 51,57%, dal 50,77 del 2008.
Peraltro, secondo il Presidente del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, Claudio Siciliotti, lo Stato ha continuato sistematicamente a spendere più di quanto incassava.
Sempre secondo Siciliotti se nel periodo compreso tra il 2001 e il 2008 avessimo contenuto la crescita annuale della spesa pubblica entro il tasso di inflazione aumentato di un punto percentuale e, parallelamente, avessimo contenuto l’economia sommersa entro un ragionevole 12% sul Pil, (anzichè il 16% medio di quegli anni), saremmo entrati nel drammatico anno 2009 con 590 miliardi di euro di debito pubblico in meno, con un avanzo di bilancio pari a 87 miliardi di euro (anzichè un disavanzo di 42) e con un rapporto debito/Pil del 71,75%, anzichè del 106,10%.
- Redazione
- 24 Maggio 2010
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