In un’intervista ad Alessandro Gilioli per “L’Espresso”, il noto giornalista televisivo Lamberto Sposini ha tessuto le lodi della campagna intorno a Todi e lanciato delle idee “auree” su nuove coltivazioni, ad alto ed altissimo valore aggiunto, che si potrebbero fare nella zona.
Sposini, infatti, racconta che “Ho preso questo casale in Umbria, vicino a Todi. È un posto meraviglioso e poi io sono sempre stato legato alla terra.
Per ora ho messo grano duro, ma l’anno prossimo coltiverò frutti di bosco e zafferano. Ho anche un bellissimo roseto: quando apro la finestra basta vederlo e già mi cambia la giornata”.
Che lo zafferano possa trovare nel clima e nel terreno del tuderte un habitat ideale lo potrà dire l’esperimento che Sposini intende mettere in atto, subito dopo la raccolta del grano, visto che il periodo ideale per impiantare i bulbi di zafferano sembra essere proprio Agosto.
Ma di certo si sa che questa spezia ha un prezzo da capogiro commisurato ad un costo di raccolta notevole.
Servono, infatti, circa 120.000/150.000 fiori per ottenere un chilogrammo di prodotto finito perché ognuno di essi ha solamente da tre a cinque stimmi.
In generale la coltivazione dello zafferano si adatta al clima mediterraneo, in particolare nelle aree montane a 500-700 metri sul livello del mare, con media piovosità nel periodo invernale e con periodo estivo molto siccitoso. Sono da evitare, inderogabilmente, terreni umidi, asfittici e pesanti. I coltivatori temono soprattutto le brinate autunnali e le nevi precoci, che sopraggiungono nel periodo della piena fioritura.
Sul piano della tecnica colturale, lo zafferano, erbacea perenne che si origina da bulbi-tuberi, richiede un consistente impiego di manodopera, concentrata per almeno il 50 per cento nel periodo della fioritura dei bulbi e della produzione della spezia, ed un efficace e costante controllo delle infestanti.
Per questo motivo lo zafferano è generalmente coltivato in appezzamenti di modesta superficie, una modalità questa interessante per il recupero di terreni montani marginali, spesso abbandonati o destinati all’abbandono.