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L'analisi dell'on Giuseppe Pisanu, presidente della commissione parlamentare antimafia, sugli attuali metodi mafiosi non lascia tranquillo alcun posto d'Italia, Umbria compresa
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C’è una voce autorevole e che pare non interessata alle polemiche politiche recenti e quindi portatore di considerazioni neutrali, che parla della mafia in Italia.
Anche se qualcuno seguiterà a dire che così si denigra la Nazione, le affermazioni di Giuseppe Pisanu, ex Ministro dell’interno nel governo di centro destra ed attuale Presidente della Commissione parlamentare antimafia, tracciano un quadro allarmante ed allarmato del fenomeno mafioso del passato e del presente.
Un fenomeno a cui neanche l’Umbria può dirsi sicura di essere estranea, perchè Pisanu avverte: Cosa Nostra ”ha forse rinunciato all’idea di confrontarsi da pari a pari con lo Stato, ma non ha certo rinunciato alla politica.
Al contrario, con l’espandersi del suo potere economico – ha poi detto – ha sentito sempre piu’ il bisogno di proteggere i suoi affari e i suoi uomini, specialmente con gli strumenti della politica comunale, regionale, nazionale ed europea”.
Un intreccio tra mafia, politica, grandi affari, poteri occulti, gruppi eversivi e pezzi deviati dello Stato
che piu’ volte, e non solo in quegli anni, abbiamo visto riemergere dalle viscere”.

Poi, pel passato un’analisi inquietante: negli anni delle stragi di mafia culminate con gli omicidi dei giudici Falcone e Borsellino ci fu qualcosa di molto simile ad una trattativa tra Stato e Cosa Nostra.
Dalla storia di quegli anni e dalle esperienze di personaggi politici e giudiziari di prim’ordine, se emerge ”l’estraneita’ di governo alla trattativa” con la mafia, non si puo’ escludere che ”qualcosa del genere ci fu e Cosa Nostra – ha concluso Pisanu – la accompagno’ con inaudite ostentazioni di forza”.
”E’ ragionevole ipotizzare che nella stagione dei grandi delitti e delle stragi si sia verificata una convergenza di interessi tra Cosa Nostra, altre organizzazioni criminali, logge massoniche segrete, pezzi deviati delle istituzioni, mondo degli affari e della politica”.

In merito al capitolo della strage di via D’Amelio a Palermo e delle accuse rivolte allo Stato di aver intavolato una trattativa per far cessare le stragi, Pisanu ha aggiunto che ”probabilmente Ciancimino ha enfatizzato il suo ruolo di mediatore tra mafia e istituzioni con l’idea di trarre vantaggi personali da una parte e dall’altra.
E’ altrettanto probabile che l’iniziativa degli ufficiali dell’Arma – ha poi detto il presidente della Commissione Antimafia – sia stata percepita da Cosa Nostra come il segno della disponibilita’ di settori delle istituzioni a scendere a patti con essa, inducendola cosi’ a colpire ancora per piegare ogni eventuale resistenza”
“Le prime indagini su via D’Amelio – ha affermato  il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu nella sua relazione presentata all’organismo parlamentare – avrebbero subito rilevanti forzature anche ad opera di funzionari della Polizia di Stato legati ai Servizi segreti.
Ora e’ legittimo chiedersi – ha poi subito aggiunto – se tali forzature nacquero dall’ansia degli investigatori di dare una risposta appagante all’opinione pubblica sconvolta o se, invece, nacquero da un deliberato proposito di depistaggio”.

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