Tra il 2001 e il 2008 la spese totali delle Regioni italiane sono aumentate del 50% circa (esattamente del 47,7%).
La Basilicata (+102,3%) e l’ Emilia Romagna (+100,7%) sono le due realtà territoriali che hanno registrato le variazioni più importanti.
Al Centro l’aumento è stato del +32,9%, al Nord è variato solo del +2,6%, mentre al Sud è sceso del 33,4%.
Questa la graduatoria tra le Regioni, che vede l’Umbria appena sopra la media: Basilicata 1.851 3.744 +102,3 Emilia Romagna 8.340 16.740 +100,7 Lazio 14.936 26.838 +79,7 Toscana 5.879 9.753 +65,9 Piemonte 7.763 12.277 +58,1 Bolzano 3.194 5.026 +57,4 Lombardia 13.461 20.706 +53,8 Molise 960 1.464 +52,5 Umbria 2.217 3.332 +50,3 Sicilia 16.664 24.875 +49,3 Abruzzo 3.135 4.540 +44,8 Calabria 6.797 9.452 +39,1 Marche 3.135 4.353 +38,8 Friuli-Venezia Giulia 3.942 5.436 +37,9 Liguria 4.272 5.686 +33,1 Veneto 9.557 12.500 +30,8 Trento 3.352 4.270 +27,4 Sardegna 6.409 7.909 +23,4 Campania 13.371 15.997 +19,6 Puglia 8.183 8.726 +6,6 Valle d’Aosta 1.570 1.625 +3,5 Totale 138.988 205.248 +47,7.
Sempre nello stesso periodo di tempo, invece, l’inflazione è cresciuta solo del 17,5%.
È questo il primo risultato emerso da un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. «I numeri ci dicono che sono state le Regioni del Centro a spendere di più – sottolinea il segretario Giuseppe Bortolussi – Tuttavia, va sottolineato che la spesa totale va calibrata al numero di abitanti a cui si rivolge e al fatto che gli importanti aumenti di spesa avvenuti nel regioni del Centro-Nord, spesso hanno incrementato la qualità e la quantità dei servizi offerti ai cittadini».
«Quello che ci preoccupa – prosegue Bortolussi – è che a fronte di un aumento della spesa totale pari a 66,2 miliardi di euro (con una variazione percentuale nazionale pari al +47,7%), di questi ben 49 sono riconducibili ad aumenti delle spese correnti. Vale a dire che il 74% dell’aumento della spesa totale delle Regioni è addebitabile alle spese correnti. Ovvero, a quelle destinate alla produzione ed al funzionamento dei servizi prestati e non ad investimenti».
In questa situazione l’Umbria brilla per gli interventi a sostegno delle imprese, che hanno registrato a livello nazionale un calo del 12%, mentre nella nostra regione si è avuto il picco massimo di crescita, con un +146,5% che testimonia, da un lato, della grandissima attenzione prestata, fino ad ora, alla imprenditoria e dall’altro del rischio che ora questa debba essere la vittima principale della manovra economica del Governo.