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I dati del consumo di suolo nella regione secondo i dati del dossier di Legambiente: il 4,1% del territorio umbro è artificiale
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Da dati ufficiali risulta che in Umbria la costruzione di nuove infrastrutture viarie, villette e capannoni, nuovi centri commerciali sia una costante negli ultimi anni. In una regione piccola con una superficie di 8.456 kmq di cui circa il 30% composto da aree montane quello del consumo di suolo è un dato che dovrebbe allarmare.  In particolare per quanto concerne l’edilizia residenziale che in soli 10 anni ha visto concessioni per oltre 5,5 milioni di metri quadrati, ma si arriva fino a 10.755.722 mq di superficie se si considerano anche gli ampliamenti residenziali e non residenziali e il nuovo costruito non residenziale.
Il 4,1% del territorio umbro è artificiale: 350 kmq occupati da abitazioni, villette, aree industriali, ecc. Una superficie estesa quasi quanto l’intero territorio del Comune di Spoleto. Un dato che può sembrare rassicurante se confrontato con il 14,1% della Lombardia, il 11,3%del Veneto e il 5,5% delle vicine Marche. Ma se poi prendiamo in considerazione i mq/abitante, allora ogni umbro ha a disposizione circa 330 mq, l’equivalente di una spaziosa villa con garage e cantina. Quasi come i veneti e più dei lombardi e dei marchigiani che hanno circa 270 m2 ad abitante.
Questi i dati che emergono dal dossier Un’altra casa di Legambiente che ricostruisce i numeri del consumo di suolo in Italia.

Un caso significativo in Umbria di degrado ambientale è quello legato alle attività estrattive con  circa 150 cave attive.
Altra nota dolente dell’Umbria sono i piani regolatori che hanno dato risposte non al fabbisogno abitativo, quanto piuttosto alla domanda privata del mercato e all’offerta pubblica. Questo è particolarmente evidente nel Piano regolatore del Comune di Perugia.
Quando nei primi anni novanta l’Amministrazione Comunale ha avviato le operazioni per la redazione del piano regolatore di Perugia, il Piano vigente era quello elaborato a cominciare dal 1956. La città di Perugia contava 101.000 abitanti. Questo prevedeva l’insediamento di 200.000 abitanti in venti anni di cui 166.000 nel comprensorio urbano e il resto nelle frazioni circostanti. A quella prima variante generale, approvata poi nel 1968, seguirono 18 varianti fino a che nel marzo 1975 non si avviò una revisione generale del Piano che venne riassunta in 3 varianti. Seguirono ancora varianti di adeguamento fino al Piano Preliminare del Nuovo PRG, appunto quello degli anni novanta. Per il Nuovo PRG si poteva contare sui dati del censimento del 1991, e si ritenne verosimile la previsione di un fabbisogno di 2000 alloggi (circa 12.000 stanze) nel successivo decennio. La previsione demografica venne ricalibrata rispetto ai 200.000 abitanti, che era una quantità teorizzata sulla base di un incremento previsto del 32% rispetto al dato anagrafico esistente di 151.920. Previsione evidentemente eccessiva se ancora oggi contiamo circa 160.000 abitanti. Il Nuovo Piano fu impostato su un incremento del 24% che porta ad un dimensionamento calibrato su 187.731 abitanti.

“In Umbria il comparto edile è enfaticamente e continuamente ricordato da tutti come fondamentale per l’economia regionale – commenta Alessandra Paciotto, presidente di Legambiente Umbria –  Il problema è che ci si applica poco a trovare un modello adatto a valorizzare le peculiarità e le qualità della Regione, mentre a farla da padrone sono progetti di seconde case e palazzi in periferia, infrastrutture viarie, le bretelle e le circonvallazioni necessarie per decongestionare le nuove aree urbanizzate o grandi arterie stradali in corso di realizzazione o progettazione come il Nodo di Perugia, la Quadrilatero e la trasformazione della E45 in autostrada”.
“Ormai è chiaro che sviluppo economico imperniato sul mattone è giunto a un punto morto – conclude la Paciotto – e l’Umbria non può continuare a pensare di costruire nuove case e capannoni che non verranno mai occupati solo per mantenere solidi i bilanci dei comuni con gli oneri di urbanizzazione.  Nella pianificazione del territorio l’Umbria deve mettere in campo nuove idee e politiche per i centri urbani e sostituire al modello di sviluppo centrato sul mattone, un altro più moderno e attento all’innovazione energetica e tecnologica, che abbia al centro il recupero del patrimonio edilizio, fermi il consumo di suolo e dia risposta alla domanda abitativa”.

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