L’imprenditrice, d’origini tuderti, Luisa Todini è incappata a Roma in una vicenda che sta suscitando le ire di Legambiente.
La storia vede la Todini acquistare a febbraio scorso da una società una villetta a Roma con lavori in corso da parte del precedente proprietario.
Poi le accuse di Legambiente a cui la Todini ha replicato affermando:”Con riferimento alle reiterate e inesatte dichiarazioni di Legambiente di questi ultimi giorni che mi attribuiscono abusi di appropriazione indebita di verde comunale, tengo a precisare che dopo il mio acquisto dalla Pasquino snc, avvenuto nel febbraio scorso, ho semplicemente ripreso i lavori già parzialmente realizzati dal precedente proprietario ed essendoci resi conto dopo poco tempo che mancavano alcune autorizzazioni che avrebbero dovuto essere ottenute dalla precedente proprietà, abbiamo deciso di bloccare totalmente i lavori a tempo indeterminato in attesa di chiarire il tutto con il Comune e la parte venditrice.
Mi pare che il senso di responsabilità dimostrato dalla sottoscritta debba essere apprezzato da tutti, istituzioni, associazioni e cittadini, a cui è sempre andato e andrà il mio massimo rispetto e ossequio”.
Peraltro il Comune di Roma sembra abbia confermato che i lavori di cui parla la Todini non erano mai stati autorizzati: “ si fa presente che non è stato avviato alcun iter concessorio. Per cui risulta difficile interrompere qualcosa che non è neanche iniziato”.
Legambiente chiede all’imprenditrice Luisa Todini: «liberi l’area occupata, elimini la recinzione, ritiri la domanda di concessione per il verde di Villa Ada». «Allora – si domanda il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati – a che titolo il cantiere ha occupato e manomesso sino ad oggi un’ampia porzione di verde pubblico vincolato per la quale non aveva alcuna concessione?
E come stato possibile inserire nella ‘cartolarizzazione’ Comune-Salini del casale una sorta di ‘promessa-condizione’ di una concessione del verde confinante, considerato che si tratta di un atto che deve essere sottoposto al libero vaglio del Consiglio comunale, che può dunque anche bocciarlo?
Chiediamo al Sindaco Alemanno che, oltre a criticare il brutto lascito dei suoi predecessori, agisca concretamente -aggiunge -: adottando, come in suo potere, tutti gli atti necessari per una tempestiva ripresa in possesso dell’area indebitamente ‘scippata’ alla collettività e interrompendo – conclude Parlati – l’iter della concessione di quella parte di Villa Ada, ossia di una privatizzazione che risulterebbe priva di qualsiasi fondamento sotto il profilo dell’interesse pubblico».