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Il presidente della III Commissione Consiliare di palazzo Cesaroni, Massimo Buconi, evidenzia che nella regione ci sono attualmente 20mila persone che necessitano di assistenza 
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Il presidente della III Commissione Consiliare della Regione dell’Umbria, Massimo Buconi (Psi), citando uno studio presentato a Roma e sottolineando che la presa in carico delle disabilita’ e’ un problema non piu’ rinviabile ha ricordato che  ”Piu’ di 2,5 mln sono le persone non autosufficienti in Italia oggi; in Umbria sono 20.000 circa, 1 anziano su 10 piu’ o meno”.
”In Umbria – ha spiegato -, solo il 6,5% degli anziani e’ preso in carico dai servizi pubblici, a fronte di una media nazionale che non supera l’8%.

Ecco il problema,  si calcola che nel 2025 una famiglia su 4 sara’ mono-componente, spesso si trattera’ di un anziano e numerosissime famiglie saranno composte da non piu’ di 2 persone, per cui sempre meno le famiglie riusciranno a far tutto da sole.
Il tenore di vita cui siamo abituati, unitamente a redditi medi da lavoro piuttosto bassi, rendono quasi sempre necessario che sia piu’ di un componente della famiglia a lavorare, e, venendo ad assottigliarsi il nucleo familiare e a sciogliere i legami con le generazioni precedenti, solo in rari casi si trovera’ in famiglia qualcuno che puo’ occuparsi di una persona non autosufficiente a tempo pieno”.

Per l’esponente socialista e’ questo il motivo per il quale ”gli italiani ricorrono alle badanti, 774 mila in Italia, piu’ quelle in nero, le cui retribuzioni dovrebbero continuare a crescere negli anni, ed ecco perche’ le strutture preposte ad accogliere anziani e non autosufficienti non bastano piu”’.
”L’Umbria – ricorda – ha avviato dal 2007 un processo di integrazione della programmazione sociale con quella sanitaria, e punta alla creazione di ‘unita’ multidisciplinari’ formate da professionisti sanitari e del sociale” e al potenziamento della residenzialita’, della semiresidenzialita’ e della domiciliarita’ per le cure agli anziani.
Inoltre, prevede l’istituzione di un fondo unico per la non autosufficienza, dove confluirebbero le risorse statali, regionali, comunali e sanitarie. L’obiettivo e’ costruire un sistema nuovo, ambizioso sul piano organizzativo e dell’approccio, che si basera’ sulla condivisione e sul coordinamento dei percorsi individuali di cura con il cittadino, non piu’ utente passivo di una prestazione ‘concessa’.
 

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