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Confermata la sospensione dell'uso dei "concianti" nella semina del mais, dopo che una indagine ne ha verificato l'inutilità, la costosità, la pericolosità e la presenza di pratiche agricole alternative efficaci.
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Il ministro per l’Agricoltura, Galan, ha riconfermato la sospensione dell’autorizzazione d’uso dei concianti nella semina del mais.
Il presidente Unaapi (Unione nazionale associazioni apicoltori italiani), Francesco Panella ha commentati: «L’investimento, con ricerca scientifica pubblica e indipendente, del progetto nazionale Apenet – ha evidentemente fornito risultati di notevole interesse e di valenza internazionale. Si è confermata quale causa dello spopolamento primaverile degli alveari nelle zone maidicole la dispersione di polveri tossiche… Si è verificata, al contrario, l’ottimale efficacia delle pratiche agronomiche tradizionali (rotazione) per il contenimento della diabrotica.
Non è stato ancora possibile, invece, accertare con studi scientifici il grado di rischio accettabile da dispersione di molecole di elevata tossicità, in fase di semina del mais».

Per il presidente Unaapi «gli stessi dati produttivi della coltura di mais del 2009 e le previsioni per il 2010 dicono che i danni causati dal parassita, che pure erano annunciati come enormi e inevitabili senza le conce delle sementi, sono in realtà praticamente inesistenti.
Il paradossale risultato di tutta la vicenda è che i maiscoltori invece dei danni temuti hanno avuto, grazie alla sospensiva delle conce con neonicotinoidi, un bel guadagno: il seme conciato, infatti, costa dai 15 ai 30 in più per ogni ettaro, rispetto al seme non conciato. Se si considera che in Italia si coltivano circa dagli 800.000 al 1.200.000 ettari di mais il risparmio per gli agricoltori è stato significativo, con stima approssimata per difetto dai 15 ai 20 milioni di euro».
«Cifra che – conclude Panella – evidentemente è mancata nelle casse delle industrie sementiere, la qual cosa spiega tanto accanimento nel voler continuare la pratica inutile e pericolosa delle conce».

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