Condividi su facebook
Condividi su twitter
Nuovo balzo avanti tecnologico per il fotovoltaico è stato annunciato da un team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston
nanotubi-carbonio1

Molti ritengono che la tecnologia del fotovoltaico sia destinata ad uno sviluppo, in termini di efficienza e riduzioni degli impianti, analogo a quello che hanno avuto i computer.
Fino ad ora i numerosi tentativi riusciti in laboratorio non hanno prodotto risultati pari alle attese.
Adesso, però,un nuovo balzo avanti tecnologico per il fotovoltaico è stato annunciato da un team di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston (Usa) guidati da Michael Strano.
Il gruppo sarebbe riuscito a ‘copiare’ un processo che avviene in natura, nelle piante, mettendo a punto il prototipo di una nuova cella solare destinata, secondo i ricercatori a cambiare il mercato dell’energia dal Sole, in virtù di una dimensione delle celle pari a qualche miliardesimo di metro, più efficienti e più durature di quelle attualmente utilizzate nei pannelli e auto-assemblanti.
I componenti di questi nanoscopici dispositivi possono infatti continuamente dissociarsi e ri-assemblarsi con l’aiuto di un solvente.
Nelle piante infatti, all’interno dei cloroplasti, le molecole sensibili alla luce si proteggono dagli effetti nocivi dei raggi rinnovandosi continuamente, prima demolendosi e poi riassemblandosi.
Per copiare il processo delle piante, i ricercatori del Mit, hanno mescolato in soluzione sette diversi componenti, tra cui lipidi, nanotubi di carbonio e proteine. Questi, in presenza di un solvente, rimangono separati; togliendo il solvente, i lipidi, le proteine e i nanotubi si organizzano in strutture ordinate, capaci di funzionare come celle fotovoltaiche.
Nello specifico, i lipidi si dispongono in dischi e forniscono supporto per le proteine, organizzate come centri di reazione in grado di catturare la luce e trasformarla in energia.
I dischi di lipidi, inoltre, in soluzione si legano spontaneamente ai nanotubi di carbonio.
Questo il processo: quando le proteine sono colpite dai fotoni, si liberano elettroni che, passando attraverso i dischi, vengono indirizzati verso i nanotubi di carbonio, capaci di trasportare corrente elettrica con grande efficienza.
L’efficienza di questo dispositivo nel convertire l’energia solare in energia elettrica è circa del 40 per cento, circa il doppio delle celle fotovoltaiche attualmente impiegate nei pannelli.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter