La Sala affrescata del Museo Pinacoteca ha ospitato nei giorni scorsi, nell’ambito degli incontri di storia locale, Todi tra Ottocento e Novecento – Omaggio all’Unità d’Italia", la conferenza del professor Manuel Vaquero Pinero dell’Università degli studi di Perugia su “La produzione del baco da seta in Umbria tra XVIII e XX secolo” (Editoriale Scientifica, Napoli 2010).
Il libro affronta un aspetto dell’evoluzione dell’economia italiana tra Settecento e primo Novecento, ovvero, appunto, l’allevamento e la commercializzazione del baco da seta, due attività che contribuirono a trasformare le strutture agrarie della penisola e a creare le condizioni per l’industrializzazione.
Oggetto della ricerca è il caso dell’Umbria, che non raggiunse posizioni di vertice nella produzione dei bozzoli, ma che consente di analizzare alcuni fenomeni specifici. Emerge un’articolata realtà commerciale, che alla fine dell’Ottocento si modernizzò grazie alla presenza di mercanti e ditte commerciali che ricorrevano alla pubblicità e ai giornali specializzati.
La necessità di combattere le malattie e di superare i tradizionali metodi di produzione incentivò la creazione di centri bacologici di studio a Todi, Perugia, Gubbio e Spoleto che favorirono lo sviluppo di un’agricoltura scientificamente avanzata (a Todi era presente un Istituto Sericolo ed uno stabilimento bacologico di proprietà di Odoardo Comez).
Per quasi due secoli, i gelsi e il bombix mori attirarono gli interessi dei grandi proprietari nonché di una pluralità di piccoli produttori, che dal settore trassero dei redditi in moneta.
- Redazione
- 23 Novembre 2010
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