Sono calati, secondo l’Inail, gli infortuni sul lavoro in Umbria.
Sicuramente quelli denunciati all’istituto nel 2009: -10,6% rispetto all’anno precedente. Aumentano, però, i casi mortali: il trend di costante diminuzione registrato negli ultimi 4 anni si è interrotto e gli incidenti con esito fatale sono 17 contro i 16 del 2008.Stabile il dato riferito alle morti sul lavoro degli stranieri: tre i casi nel 2009 come nel 2008.
Sono alcuni dei dati più significativi che emergono dal Rapporto regionale INAIL Umbria 2009, presentato a Perugia.
A Perugia il calo sarebbe più consistente della media italiana 11,6% contro 9,7 mentre a Terni la diminuzione s’è fermata al 6,1%.
Focalizzando sui settori, emerge che dei 15.285 infortuni denunciati 13.009 casi sono avvenuti in industria (dove si è verificato il calo più consistente: -12% rispetto al 2008); 1.664 in agricoltura (-1%) e 612 nel conto Stato (-3.8%).
Tra i lavoratori stranieri, extracomunitari e comunitari, dopo gli aumenti registrati negli ultimi due anni si assiste finalmente a una inversione di tendenza: dai 3.262 casi del 2008 si è scesi a 2.639 nel 2009 (-19.1%). In Umbria in media un infortunato su sei è straniero.
In diminuzione anche quegli infortuni che si verificano nel tragitto casa/lavoro/casa: 1.431 denunciati in Umbria nel 2009 contro i 1.497 del 2008 (-4.4%). Stabile invece il dato riferito ai casi mortali in itinere: 3 quelli del 2009 come quelli del 2008.
Stesso andamento anche per gli infortuni sul lavoro stradali, ossia quelli che si verificano sulla pubblica via e causati da circolazione stradale (indipendentemente dal fatto che si tratti di infortunio occorso nell’esercizio di un attività lavorativa o in itinere): a livello regionale 1.992 nel 2009 contro i 2.201 del 2008 (-9.5%). Lieve crescita invece per i casi mortali "stradali": dai 5 del 2008 si è saliti ai 6 del 2009.
Le malattie professionali sono aumentate del 7.4%, passando dalle 1.179 del 2008 alle 1.266 del 2009. La stragrande maggioranza di esse viene denunciata nei comparti industria e servizi (circa il 91%), il resto in agricoltura (circa il 7%) e tra i dipendenti dello Stato (circa il 2%).
Come è ormai una “parola d’ordine” in tutte le relazioni regionali dell’Inail, anche in quella dell’Umbria, si afferma che “L’anno trascorso è stato particolarmente negativo per l’economia italiana, e di conseguenza per quella umbra, sia sul versante dell’occupazione che su quello della produzione industriale","e ciò si è tradotto in una flessione dell’esposizione al rischio di infortunio. Ma è anche vero che tale congiuntura sfavorevole ha inciso solo in parte (per un terzo, secondo recenti studi e proiezioni statistiche) nel livello di contrazione degli infortuni: l’altra quota è indubbiamente da imputare alle azioni di sensibilizzazione e di prevenzione portate avanti in questi anni dalle istituzioni e dalle parti sociali".
Un’analisi che però si scontra col dato dei decessi ed avvalora l’idea di quanti ritengono che proprio la paura di perdere il lavoro abbia comportato una diminuzione anomala delle denunce, salvo che nei casi di morte difficili da nascondere.
Un’analisi che risulta carente su un punto sostanziale: l’incidenza degli infortuni in Umbria rispetto al numero degli occupati è ancora la più alta d’Italia. Dato presente nel rapporto completo ma omesso nella sintesi di presentazione “l’Umbria sia ancora nel 2009 quella per la quale si è rilevato un indice di frequenza maggiore rispetto a tutte le altre, sceso comunque da 43,70 a 42,45 rispetto al triennio 2004-2006.”