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Attualmente le indagini con amniocentesi sono praticate nel 43% delle gravidanze di donne con più di 40 anni
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Il cambiamento dei criteri del SSN criteri per l’esecuzione dell’amniocentesi e villocentesi come esami di screening per la sindrome di Down, che e’ il rischio piu’ frequente in una gravidanza fisiologica o normale, in donne in salute, rilancia l’importanza di metodiche alternative di cui abbiamo già parlato.
Il nuovo indirizzo è stabilito nelle linee guida sulla gravidanza fisiologica, redatte da un gruppo multidisciplinare di professionisti coordinati dall’Istituto superiore di sanita’ (Iss) e dal Centro per la valutazione dell’efficacia dell’assistenza sanitaria (Ceveas) su mandato del ministero della Salute.

La novità è che questi esami non devono essere offerti a tutte le gestanti con piu’ di 35 anni, ma solo a quelle che siano risultate positive, e dunque a rischio, a un test combinato che valuta eta’ materna, translucenza nucale e alcuni valori nel sangue.
Attualmente le amniocentesi  sono state effettuate nel 15,4% dei casi, ma sono state il 43% nelle madri con piu’ di 40 anni.
All’origine delle nuove linee di indirizzo il fatto che con questi esami c’e’ un rischio di perdite fetali di circa il 2%

Come i lettori ricorderanno, un altro esame ha avuto un successo totale per la diagnosi della talassemia; la celocentesi ha dimostrato di poter dare risultati certi al cento per cento e già dal 2° mese di gravidanza, uno prima della villocentesi. Il prelievo avviene, inoltre, attraverso la vagina, senza dover perforare sacco amniotico e placenta, in poche parole senza più ago nel pancione e con ridotti rischi di provocare malformazioni al feto.
I ricercatori che hanno raggiunto il risultato ritengono che applicare lo stesso metodo anche alla sindrome di Down ed alla Fibrosi Cistica sia questione, finanziamenti permettendo, di poco tempo.

 

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