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Il consigliere regionale Dottorini si appella alla Giunta Regionale dell'Umbria ed avanza sospetti sui comportamenti del gestore del servizio idrico e dei Comuni che ne hanno la maggioranza azionaria
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Diventa sempre meno comprensibile il ruolo che le amministrazioni pubbliche svolgono nell’Ati ed in Umbra Acque, dove detengono il 60% delle azioni ed anzi aumentano i sospetti che qualcuno cerchi di sfruttare la situazione per interessi che non sono della comunità umbra.

Mentre la Presidente della Giunta Regionale, Catiuscia Marini, esprime l’intenzione di ridurre la “filiazione” degli enti, riconducendo tutte le attività pubbliche a quelli previsti dalla Costituzione e dalle leggi nazionali, in Umbra acque si pensa di creare una società sussidiaria a cui corrisponderebbe automaticamente: un nuovo consiglio di amministrazione, direttori e revisori dei conti il cui costo poi ricadrebbe sugli utenti del servizio idrico.
Se questa operazione di “ingegneria” potrebbe essere orientata a trasferire ad una “bad company” le attività che non rendono economicamente, anche se forniscono un servizio all’autenza, e poi abbandonarla al suo destino, la stranezza principale appare essere il silenzio dei Sindaci che per alcuni starebbero vedendo la gestione idrica come un mezzo per far cassa e magari per creare qualche poltrona in più.
Sicuramente l’operazione non pare destinata a far fronte a difficoltà di Umbra acque la quale, dopo gli utili registrati nel 2009, avrebbe ulteriormente migliorato le sue performance, cui si contrappongono però aumenti delle bollette, nel 2010 azzerando così tutte le perdite pregresse ed ulteriormente aumentando il rendimento del capitale investito dai soci privati e pubblici.

La notizia si ricava dall’intervento del capogruppo dell’Idv nel Consiglio Regionale dell’Umbria, Oliviero Dottorini, il quale è intervenuto in merito ad “alcune voci” che darebbero come imminente lo sdoppiamento di Umbra Acque e nel definire tutto ciò “un’operazione ad altissimo rischio di ricadute negative sugli utenti, sui lavoratori e sulla gestione di un bene comune come l’acqua”, auspica che venga bloccata ogni decisione “almeno fino all’insediamento del nuovo Cda”.
Dottorini giudica anche “inaccettabili nuovi aumenti delle bollette quando i bilanci registrano utili costanti”.

“ Sarebbe opportuno che i sindaci dei 38 comuni soci di maggioranza di Umbra Acque battessero un colpo e contrastassero l’intenzione dei vertici aziendali di scindere in due l’azienda”. “Una scelta grave e sbagliata che per giunta verrebbe assunta da un consiglio d’amministrazione scaduto e in regime di prorogatio, mentre richiederebbe almeno un organo decisionale nel pieno dei propri poteri.
La fretta dei vertici di sancire lo sdoppiamento – spiega l’esponente dell’Idv – è quanto meno sospetta e a noi fa pensare che a rimetterci saranno ancora una volta gli interessi della collettività”.

”Già ora Perugia – continua Dottorini – secondo i dati dell’Osservatorio ‘Prezzi e Mercati’ di Indis relativi al 2009, si posiziona ai vertici nazionali quanto alle tariffe sull’acqua. Adesso, con la decisione di sdoppiare la società trasferendo alla nuova azienda le sedi, il parco macchine e la gestione di servizi come il laboratorio analisi, l’ufficio progetti e il call center, si avrebbe l’effetto di aggravare i costi del servizio idrico che sarebbero riversati ancora una volta sulle bollette dei cittadini. Inoltre – va avanti l’esponente dell’Idv – sembra che i bilanci di Umbra Acque continuino ad essere in attivo: nel 2009 il bilancio ha registrato un utile di circa 1 milione e 800mila euro, mentre pare che il bilancio 2010 chiuda addirittura a più 2 milioni di euro. Non si capisce quindi la necessità di continui aumenti delle bollette. I cittadini – rimarca – dovrebbero pagare per la fornitura di un servizio e non per garantire profitti così elevati a soggetti privati che dovrebbero invece preoccuparsi di rendere più efficiente la rete idrica e meno frequenti le esternalizzazioni dei servizi”.

Chiederemo anche alla Giunta regionale – fa sapere Dottorini – di esprimersi in maniera meno evasiva rispetto a questo progetto ancora non chiaro nei suoi contorni. Dalle notizie che abbiamo però – aggiunge il capogruppo Idv – pare delinearsi un quadro che vede un’azienda a maggioranza pubblica privarsi del patrimonio che costituisce il proprio capitale sociale per poi acquistare i servizi da un proprio doppione, garantendo così grandi profitti alla parte privata e impoverendo la parte pubblica, danneggiando i cittadini e mettendo a rischio il futuro di molti lavoratori.
Per questo – conclude – chiediamo che i Comuni che fanno parte della società facciano sentire la propria voce, visto che detengono la quota di maggioranza dell’azienda. Occorre bloccare questa operazione e rimandare ogni eventuale decisione a quando sarà in carica il nuovo consiglio d’amministrazione”.
 

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