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La rinnovata sospensione dei neonicotinoidi in concia mais non sembra basti a contenere il fenomeno in atto in tutto il mondo.
api
Secondo le ultime statistiche l’Umbria conta 33mila alveari gestiti da 1633 apicoltori stanziali e due societa’ cooperative apistiche che riuniscono circa 260 soci, gestori di circa 8mila alveari.
Tutte gente che ha salutato con piacere la proroga  della  sospensione cautelativa dell’autorizzazione di impiego per la concia  di sementi dei prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil, di cui al decreto 28 giugno 2011. (GU n. 254 del 31-10-2011), ma che vorrebbe che il divieto divenisse permanente.

Tutto ciò visto che – ed è la ragione della proroga – tutti i tentativi messi in atto dai produttori delle sostanze di trovare modalità di utilizzo che non creassero danni alle api sono al momento falliti.
Confermando le indiscrezioni trapelate subito dopo la riunione della Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari del 18 ottobre scorso, le informazioni sinora raccolte non hanno permesso alle autorità italiane di prendere una decisione definitiva sulla sorte dei neonicotinoidi in concia mais.
La sostanziale mancanza di informazioni provenienti da altri Stati europei (solo uno stato ha fornito informazioni, forse la Francia) e l’assenza di un parere scientifico da parte dell’Efsa – e forse il timore di azioni legali da una parte o dall’altra – hanno definitivamente convinto le autorità Italiane ad agire salomonicamente, rimandando il problema alla prossima campagna.

La sperimentazione coordinata dall’Ispra (progetto Apenet) ha infatti confermato le criticità della diffusissima pratica agronomica, ma non è stata in grado di fornire conferme su larga scala dell’efficacia delle misure di mitigazione del rischio (consistenti principalmente in modifiche da apportare alle seminatrici per limitare lo spolveramento) individuate solo a livello sperimentale.
In particolare è clamorosamente emersa la necessità di un maggiore coinvolgimento delle principali regioni maidicole nel monitorare il fenomeno e l’applicazione delle misure di mitigazione
Peraltro i dubbi emersi
sull’effettiva applicabilità pratica di misure individuate a livello teorico/sperimentale si possono tranquillamente estendere anche agli altri agrofarmaci: da qualche mese è infatti iniziata la pubblicazione dei decreti di conferma delle registrazioni valutate secondo i criteri europei (i cosiddetti principi uniformi), le cui etichette prevedono misure di mitigazione del rischio spesso draconiane (zone di rispetto di decine di metri dai corpi idrici), la cui applicazione pratica suscita qualche interrogativo.
Un rischio che non riguarda solo le api ma anche quell’84% del totale delle varie specie di piante che devono la loro produzione proprio all’impollinazione ad opera di questi insetti.
Ma sicuramente non è solo lo spargimento di “veleni” al momento della concia dei semi di mais a causare problemi gravi.
Infatti ”Si sta verificando un fenomeno gravissimo che preoccupa sempre di piu’ produttori di miele e agricoltori”. Lo ha evidenziato Catia Mariani, direttore della Cia dell’Umbria, per sottolineare che da qualche anno a questa parte si sta registrando un elevato tasso di mortalita’ delle api in tutti i paesi industrializzati che non ha lasciato immune l’Umbria.

A tale scopo, studiosi e tecnici provenienti da Italia, Turchia, Olanda, Ungheria, Belgio e Polonia, tra i maggiori Paesi produttori di miele al mondo, si sono confrontati  a Foligno sul tema ”Sostenibilita’ ambientale dell’apicoltura europea”.
Un incontro parte di un progetto europeo denominato ”Bees”, che vede protagonista la Cia dell’Umbria in partenariato con l’Universita’ di Balikesir (Turchia), l’Associazione apicoltori di Canakkale (Turchia), la Fondazione olandese Ifsat, l’Associazione ungherese Tuda’s, l’Associazione polacca Lacjum, il College KHK del Belgio e orientato a sostenere l’ importanza dell’apicoltura per l’ambiente e la biodiversita’ insieme alla necessita’ di un’agricoltura sostenibile per la vita delle api.

Obiettivo primario da perseguire per delimitare il rischio, e’ stato detto, sviluppare nuovi farmaci per combattere l’acaro della Varroa, responsabile del 10% delle perdite annuali di api, evitando allo stesso tempo l’uso eccessivo di antibiotici e contenendo l’utilizzo di pesticidi in agricoltura.
Un incontro che ha sollevato tematiche di interesse comunitario e che alla vigilia di Mielinumbria in programma dal 25 al 27 novembre a Foligno, ha sottolineato la centralita’ della citta’ della Valle Umbra e della regione nel mondo dell’apicoltura.
 

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