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Pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale “Acute Cardiac Care una scoperta, che potrebbe ridurre la mortalità fino al 40%, a cui hanno contribuito due medici della Usl2, di cui uno che opera nel nosocomio tuderte, in collaborazione con l'Università di Perugia
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In Umbria ogni anno almeno 2700 persone si ammalano di infarto miocardico acuto
, una malattia dovuta ad un’occlusione improvvisa di un’arteria coronarica.
Nonostante i progressi della medicina e l’impiego di sofisticate tecniche invasive come la coronarografia e l’angioplastica, l’infarto miocardico può portare alla morte anche 10 pazienti su 100, nella fase acuta dell’evento, ma ora questo tragico rapporto potrebbe ridursi

Una scoperta in questo campo che potrebbe dare ottimi risultati, pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale “Acute Cardiac Care”, giornale ufficiale della Società Europea di Cardiologia, ha dato lustro ai medici della Usl 2, tra cui uno che opera presso l’ospedale della media valle del Tevere di Pantalla di Todi

Autori sono stati infatti due cardiologi dell’azienda sanitaria, il dottor Paolo Verdecchia primario dell’Ospedale di Assisi ed il dottor Fabio Angeli, dell’Ospedale Media Valle del Tevere, nonché  un medico dell’Università di Perugia, il dottor Gianpaolo Reboldi.

Un anno circa di lavoro e 1.359 pubblicazioni scientifiche passate in rassegna, con una paziente opera di revisione, per raggiungere una consapevolezza che potrebbe salvare molte vite umane: l’uso di determinati farmaci (statine, farmaci noti per il loro effetto positivo di riduzione della colesterolemia) somministrati entro un’ora a pazienti colpiti da infarto del miocardio acuto, possono risultare decisive per ridurre la mortalità.
I tre medici hanno riesaminato tutta la vasta letteratura mondiale sull’argomento, tramite sofisticate tecniche statistiche, dimostrando che il trattamento con statine è in grado di evitare quattro decessi ogni 10 pazienti trattati, purché la loro somministrazione, in abbinamento a procedure cardiologiche interventistiche e ad altri farmaci già utilizzati come l’aspirina e gli anticoagulanti, cominci entro le prime 24 ore dopo l’inizio dei sintomi di infarto.
In questo modo si riduce l’infiammazione dell’arteria colpita, ma soprattutto della placca arteriosclerotica, la cui rottura è causa dell’infarto, riducendo così la mortalità.
 

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