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Legambiente Umbria non esclude a priori l'utilizzo nei cementifici di combustibile di qualità derivato dai rifiuti che si potrebbe produrre in Umbria ed anche esportare, con ciò eliminando il ricorso a discariche ed inceneritori nonchè guadagnandoci
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La forza dirompente della questione rifiuti in Umbria è tale che non solo ci si divide tra chi privilegia un ambiente più pulito e chi soprattutto non vuole vedere i rifiuti sotto i propri occhi, poco importandogli dove vadano a finire.
Le divisioni, nello stesso campo degli "assediati", sono tali da spaventare anche chi dovrebbe riflettere sull’esistente Piano Rifiuti regionale e quindi si rotola pian piano verso una soluzione che alla fine scontenterà tutti, meno uno o due che ci guadagneranno.

Il contrasto è anche all’interno del fronte ambientalista tra integralisti ed altri che chiameremo “gradualisti”.
I primi sono coloro che aspirano ad un mondo senza rifiuti, con la gente – tutta la gente – consapevole del problema e disposta a non creare rifiuti.
I secondi sono coloro i quali ritengono che nella società odierna la produzione dei rifiuti è un male al momento inguaribile, di cui ancora tutti non si preoccupano, ma che si può cercare comunque di controllare in attesa che si trovi la medicina miracolosa, senza almeno non peggiorare la situazione.

In questi giorni, soprattutto dopo la riuscita manifestazione in bicicletta di Terni per dire "NO agli inceneritori", sono in molti a domandarsi come mai Legambiente non ha aderito a quei comitati che si oppongono al nuovo inceneritore previsto a Perugia e al cosiddetto "camino unico di Maratta" a Terni.

La risposta dell’associazione è lunga ed articolata ma tale da collocare Legambiente, secondo noi, nella categoria dei “gradualisti” in quanto, in attesa del perfetto si impegna sul possibile e, da non sottovalutare, indica anche una strada per fare dei rifiuti un affare economico, trasformandoli in un combustibile non più inquinante, anzi meno, degli attuali e quindi con un mercato anche extra regionale di non poco conto.

”La prima cosa da dire, anzi da ribadire perché le nostre – scrive l’associazione – posizioni sono state sempre chiare, è che Legambiente in Umbria è stata sempre contraria (prima, durante e dopo l’approvazione del nuovo piano regionale per la gestione dei rifiuti avvenuta nel 2009 e lo è tutt’ora!) alla costruzione o alla ristrutturazione di nuovi e vecchi inceneritori così come all’ampliamento indiscriminato e preventivo di discariche come quella di Orvieto.

Dove sta allora la differenza tra Legambiente e quei comitati e quei partiti, che come noi, sono contrari agli inceneritori e alle discariche?

La differenza sta nel fatto che (per quello che riguarda la frazione secca dei rifiuti che rimane dopo la raccolta differenziata ed il riciclaggio di tutto quel che è possibile differenziare e riciclare) abbiamo indicato la possibilità di realizzare quegli impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB), che producono CDR-Q , un Combustibile Derivato da Rifiuti (non rifiuti tal quali) con un elevato potere calorifico e ben definito dal punto di vista della qualità (la Q dell’acronimo) dei componenti, che possono essere usati convenientemente come co-combustibile in impianti preesistenti come ad esempio i cementifici.
Questa del "CDR-Q come co-combustibile per i cementifici" è stata la ragione per cui associazioni, comitati e partiti (con ragioni diverse, esplicite o implicite) hanno ritenuto impossibile o comunque inutile, il confronto con la nostra associazione; sia in maniera preventiva come a Perugia che, come a Terni, dopo ripetuti tentativi durante i quali abbiamo, inutilmente cercato di far valere le nostre ragioni ecologiche, economiche, sociali e politiche in favore della non esclusione, a priori, della possibilità di utilizzare CDR-Q come co-combustibile nei cementifici .
E non è un mistero che la nostra posizione sui rifiuti ci è costata un duro confronto interno che ha certamente avuto la sua eco negativa anche nel confronto con le altre associazioni, coi comitati e partiti.
Nel momento in cui una decisione operativa su come chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti non è più rinviabile crediamo che il confronto tra tutti coloro che si oppongono agli inceneritori, vecchi e nuovi, che vogliono chiudere per sempre il brutto capitolo discariche sia ancor più doveroso, mettendo in secondo piano, da parte di tutti, ciò che divide e portando in primo piano ciò che unisce.

Le scarse percentuali di raccolta differenziata che si registrano ancora in questa regione e l’attuale crisi economica
ci impongono di andare oltre il piano approvato e rilanciare la priorità della prevenzione, del riuso, della raccolta differenziata, del compostaggio, del riciclaggio premessa di qualsiasi buon governo dei rifiuti e di scegliere per la chiusura del ciclo soluzioni che non siano né gli inceneritori né tanto meno le discariche.
Dal nostro punto di vista, ma questa è opinione diffusa, la soluzione più ecologicamente sostenibile è quanto si realizza a Capannori e/o Vedelago, a patto che qualcuno ci garantisca, dati alla mano, che quelle soluzioni siano fattibili qui ed ora, anche in presenza di percentuali di raccolta differenziata così basse come quelle umbre, che la soluzione sia anche economicamente sostenibile e che questo non significhi un aumento dei conferimenti in discarica.
Noi, in proposito, qualche dubbio ce lo abbiamo .
Meno dubbi abbiamo, come è noto, rispetto alla soluzione, praticabile attualmente in Umbria, di produrre CDR-Q da usare come co-combustibile nei cementifici ma qui i dubbi ce li hanno gli altri. Quello che è certo è che inceneritori e discariche non sono una soluzione.
Quello che sicuramente c’è da fare è confrontare i nostri dubbi e le nostre certezze con i dubbi e le certezze degli altri e tutti insieme riaprire un serio confronto coi decisori tecnici e politici per arrivare a scelte largamente condivise per il buon governo dei nostri rifiuti in Umbria.
 

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