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Le 280 squadre per la caccia al cinghiale presenti in Umbria, per un totale di circa diecimila cacciatori, sotto accusa -ma non sono le sole - per la eccessiva proliferazione degli animali, prima, e poi per l'insufficiente abbattimento 
acquaytue66

Il calendario venatorio della prossima stagione 2012 – 2013 sarà al centro della riunione della Consulta regionale Faunistico Venatoria che è stata convocata dall’assessore regionale alla caccia, Fernanda Cecchini, per oggi, venerdì 20 aprile.
 
Intanto è’ stata prorogata di un ulteriore anno, per tutta la stagione venatoria 2012-2013, la sospensione dell’iscrizione ai registri degli ATC delle squadre per la caccia al cinghiale.
Lo prevede un atto preadottato dalla Giunta regionale, che modifica il Regolamento regionale 34 del ’99 sul prelievo venatorio al cinghiale “allo scopo  – fa detto Cecchini – di ridurre il numero delle squadre e favorire gli accorpamenti, così da aumentare l’efficacia delle battute e limitare la superficie territoriale occupata.

Ciò favorirà il controllo della popolazione dei cinghiali, in considerazione del notevole incremento degli ultimi anni dei danni causati all’agricoltura da questa specie. A tal fine – ha ricordato Cecchini – la Regione sta operando, in collaborazione con Province e ATC, per approvare in tempi brevi  il Piano straordinario di contenimento dei cinghiali.”

In Umbria sono presenti circa 280 squadre per la caccia al cinghiale suddivise in tre ATC per un totale di circa diecimila cacciatori e la cosa è all’origine di molte polemiche che si sono riverberate nell’audizione in Terza Commissione del VConsiglio Regionale dell’Umbria, presieduta da Massimo Buconi,  dei giorni scorsi.
Affollata la presenza dei vertici dell’associazionismo venatorio e del mondo agricolo per fare il punto sui danni dei cinghiali alle coltura agricole, sulle modalità di accertamento e sui possibili correttivi alla normativa.
Neppure la squadre di cinghialisti sono state immuni da critiche, gli si imputa infatti di non rispettare le quantità previste dei capi da abbattere.
Una critica che avrebbe dovuto spingere ad un aumento dei cinghialisti ma così non è stato, per cui molti vedono nel blocco regionale non un ostacolo alla liberalizzazione bensì una non troppo velata attribuzione di responsabilità ai cinghialisti non già solo nella fase della caccia bensì anche nel periodo precedente, quando la proliferazione degli animali ed il loro stanziarsi nei pressi di zone coltivate dovrebbe essere ostacolata.
Tant’è che qualcuno, ironicamente, chiede se siano nati prima i cinghiali o i cinghialisti
Ad inizio seduta il presidente Massimo Buconi ha sollecitato analisi e proposte su più argomenti, in particolare: sulla difficoltà ad erogare al mondo agricolo tutte le somme che la Regione individua mettendo a disposizione il 33 per cento delle entrate relative al rinnovo delle licenze annuali di caccia; sulle liquidazione dei danni da incidenti stradali da parte delle assicurazioni degli automobilisti; sulla necessità di avere al più presto dagli uffici regionali uno studio dettagliato relativo agli accertamenti dei danni all’agricoltura negli ultimi anni, per capire se c’è un rapporto diretto e significativo con gli abbattimenti annuali effettuati dalle squadre.

Questi, comunque i vari interventi su una questione dietro cui si muovo svariati e forti interessi

Per Paolo Zandrini (Arcicaccia) i danni più recenti all’agricoltura sono dovuti anche alla ultima abbondante nevicata che ha spinto a valle gli animali. A suo giudizio non è più tollerabile la situazione del Trasimeno con animali ormai insediatisi nel canneto.
Per Paolo Baiardini (EnalCaccia) i cinghiali sono decisamente troppi ed occorre ristabilire il loro equilibrio naturale anche all’interno dei parchi regionali. Ha suggerito abbattimenti con tutti i mezzi idonei,compresi gli strumenti meccanici di cattura.

Gianni Eroli (Atc 3)
evidenziando come i danni veri all’agricoltura si registrano dove c’è forte concentrazione di animali, fino a 50-60 capi che si spostano insieme.
Per Ezio Bordicchia (Atc 2) mentre all’orizzonte si profilano danni ingenti ai frutteti da parte della specie storno in forte crescita, va rivista la legge regionale e un regolamento di difficile interpretazione proprio sulla quantificazione dei danni.

Una dura critica all’esperienza dei parchi umbri è venuta da Franco Granocchia (Provincia di Perugia), “non hanno portato i benefici attesi, ma tanti cinghiali che mettono in fuga altre specie faunistiche. Occorre tolleranza zero, anche con le aziende private inadempienti sulle catture”.
Ed abbattimenti selettivi all’interno dei parchi li ha chiesti subito dopo Stefano Tacconi (Libera Caccia) che ha posto con forza il problema di rivedere il regolamento regionale sui danni e di spostare più soldi dal rinnovo delle licenze al rifacimento.

Se i danni all’agricoltura sono cresciuti, ha spiegato Massimo Manni (Coldiretti) questo
è dovuto anche a fattori contingenti, come l’aumento del 30 per cento delle sementi dei cereali. Per Quartilio Ciofini (Atc 1) sarebbe sufficiente “obbligare le squadre di cinghialisti, pena la non iscrizione, a partecipare alle selezioni di settembre ed a rispettare i numeri di capi da abbattere durante il periodo di caccia da estendere a tutto gennaio”.

La rotazione delle squadre nei vari territori è stata proposta da Igor Cruciali (Confagricoltura), allo scopo di evitare l’interesse dei cacciatori a lasciare sul territorio troppi capi per l’anno successivo.
Censimento puntuale dei cinghiali presenti nelle varie zone e sanzioni alle squadre che non raggiungono gli obiettivi, li ha chiesti in ultimo Franco Di Marco (Federcaccia).

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