C’è anche un prete di origini umbre, anche se ora si trova ad operare nel reatino, che è coinvolto nella più che trentennale inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi.
E’ di Sigillo, infatti, il monsignore rettore all’epoca dei fatti, della Chiesa di Sant’Apollinare dove si è proceduto all’apertura della tomba del capo della banda della Magliana di Roma alla ricerca di indizi, sulla base di una “rivelazione” fatta nel corso di una trasmissione televisiva qualche anno fa, sulla sorte della giovane cittadina del Vaticano.
Anche se l’indagine a carico del sacerdote è un atto dovuto, il monsignore vi potrebbe entrare non solo come rettore della chiesa, ma anche per la parte attiva da lui avuta nel concedere la sepoltura al De Pedis.
Fu il prete umbro a perorare la causa di Renatino sulla base di atti che lo stesso avrebbe compiuto dopo che i due si erano incontrati nel carcere di Regina Coeli.
Atti che avevano apparentemente convinto il sacerdote che in una lettera al cardinal Poletti descrisse il gangster romano Renatino De Pedis come “grande benefattore”, anche se al momento questa beneficenza sembra essersi limitata ad aiutare a preparare le mense dei poveri.







