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La riduzione dei giorni di ricovero in ospedale, se abbassa il costo medio aumenta quello totale pur riducendo le liste d'attesa, se ci sono
lettoospedale

Nell’inchiesta sugli sprechi in sanità pubblicata dall’Espresso, l’Umbria non ne esce male.
Anzi se si considera l’elenco dei cinque ospedali più celeri in Italia a dimettere un paziente dopo un’operazione alla cistifelia, si scopre la presenza di quello di Città di Castello.

Buona la posizione anche per la durata della degenza preoperatoria per gli interventi chirurgici programmati dove gli ospedali umbri si collocano al nono posto, insieme a quello della val d’Aosta, con 1,16 giorni, mentre gli ultimi della graduatoria nazionale (Molise) stanno a 2,33 giorni.
Ma qui ci sarebbe ancora qualche cosa da migliorare perché in Friuli Venezia Giulia, la regione migliore i giorni sono 0,72.

Questi dati vengono interpretati come possibile risparmio, ma in verità un’abbreviazione dei tempi migliorerebbe si i tempi d’attesa dell’operazione dei pazienti ma non avrebbe effetti riduttivi dei costi perché nei letti rimasti liberi ci andrebbero subito altri.

Anzi se la vediamo in un’ottica complessiva costi e disagi per i cittadini aumenterebbero.
I tempi pre operatori sono solitamente dedicati all’esecuzione di alcuni esami di laboratorio che, per motivi d’ordine medico legale, devono essere eseguiti preso la stessa struttura che poi effettuerà l’intervento.
Orbene se questi esami vengono eseguiti nello stesso ospedale durante il ricovero il paziente si limiterà ad un solo accesso, mentre se dovessero essere eseguiti prima del ricovero il paziente stesso dovrebbe effettuare due accessi: uno per il prelievo o gli esami ed uno per il ricovero.
E’ comprensibile quindi che, pur accelerando al massimo l’esecuzione degli accertamenti pre operatori, la tendenza sia quella di effettuarli in costanza di ricovero.

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