Condividi su facebook
Condividi su twitter
Se da un lato la velocità di riduzione delle vittime e del costo sociale è nettamente più elevata della media e colloca l’Umbria tra le cinque regioni italiane con le migliori performance, dall'altro lato lo stato attuale della sicurezza stradale non va oltre la media nazionale che non è per nulla buona.
incidente

In tema di sicurezza stradale la Regione Umbria ha previsto alcune azioni: dalla creazione del Centro Regionale Umbro di Monitoraggio della Sicurezza Stradale (CRUMS) per elaborare quadri conoscitivi e schemi di valutazione che favoriranno una adeguata pianificazione e programmazione degli interventi, all’istituzione della Consulta Regionale sulla Sicurezza Stradale, alcune intese ed accordi per migliorare la resa e la produttività della spesa pubblica in questo settore.

Sarà prevista anche una "procedura di valutazione di Sicurezza Stradale" per determinare l’impatto sulla sicurezza stradale degli atti di pianificazione e di programmazione e degli interventi che riguardino direttamente o indirettamente i settori delle infrastrutture stradali, dei trasporti su strada, della educazione stradale.
Sarà inoltre istituito un fondo di assistenza per le famiglie delle vittime di incidenti stradali, disciplinata la materia della sicurezza stradale negli spostamenti sul lavoro e per raggiungere il posto di lavoro ed infine sarà istituita in Umbria la “Giornata regionale della sicurezza stradale".

Sono al momento provvedimenti di tipo organizzativo che non potranno produrre effetti immediati ma che si spera possano attivare un processo positivo, perché, come scrive l’assessore regionale Vinti, di esso c’è bisogno in attesa che si possano offrire agli “automobilisti forzati” valide alternative all’uso continuo delle strade

I dati sulla sicurezza stradale in Italia ci dicono chiaramente del nostro ritardo rispetto ai grandi paesi dell’UE.
Da qui la necessità di una svolta radicale in materia, sia a livello di infrastrutture che di investimenti, oltre all’urgenza da parte delle Regioni di legiferare nell’ambito delle proprie competenze.
Negli ultimi dieci anni (2001-2010) in Italia il numero di morti per incidenti stradali si è ridotto del -42,4% (-3.006 morti) e quello dei feriti si è ridotto del -18,9% (-70.551 feriti).
I dati mostrano chiaramente che il nostro Paese non ha raggiunto l’obiettivo di riduzione della mortalità indicato dalla commissione europea (-50% entro il 2010) e, cosa più importante, che la riduzione del numero di morti del nostro Paese è sensibilmente più bassa della riduzione media dei Paesi della UE15 (l’Unione europea prima degli ultimi allargamenti) che possono essere confrontati con l’Italia per livello di reddito e per sviluppo del sistema infrastrutturale e dei trasporti.
Questi infatti,nel complesso, registrano una riduzione di mortalità pari a -48%.

Apparentemente si tratta di uno scarto contenuto ma i suoi effetti sul lungo periodo sono stati assolutamente rilevanti: l’Italia che negli anni ’70 e ’80 si era sempre collocata tra il 4° e il 7° posto nella graduatoria di sicurezza dei quindici Paesi più sviluppati della Unione europea, tra il 1995 e il 2000 comincia a perdere posizioni. Nel 2000 si colloca in 9° posizione, e la mantiene per il quadriennio successivo, nel 2006 precipita nella 13° posizione (in questo anno solo il Belgio e la Grecia presentano tassi di mortalità superiori a quello italiano), risale non oltre la 10° posizione nel 2009 ma torna a scendere alla 11° posizione nel 2010 quando solo la Grecia, il Portogallo e il Belgio registrano tassi di mortalità più elevati di quello italiano.

In sostanza, il nostro Paese stenta a tenere il passo dei Paesi più sviluppati dell’Unione europea e il ritardo di sicurezza stradale accumulato nella seconda metà degli anni ’90 e mantenuto in tutto il decennio successivo si traduce in un tasso di mortalità più che doppio rispetto ai Paesi con le migliori performance di sicurezza stradale (Svezia e Regno Unito) e più alto del 50% rispetto ai livelli di mortalità dei Paesi che oggi occupano le posizioni di eccellenza tenute dall’Italia negli anni ’80 e ‘90.

In Umbria in termini complessivi i morti, i feriti e i danni alle cose determinati dagli incidenti stradali nel 2011 hanno determinato un costo sociale procapite di 425 Euro; procapite che è marginalmente al di sotto della media nazionale (443 Euro procapite).
Come tasso di mortalità l’Umbria, con 6,7 morti per 100.000 abitanti è leggermente al di sopra della media nazionale (6,4 morti per 100.000 abitanti). Come tasso di ferimento la regione, con 450 feriti per 100.000 abitanti è leggermente al di sotto della media nazionale (482 feriti per 100.000 abitanti).
 “Dunque, ha sottolineato l’assessorato regionale, se da un lato la velocità di riduzione delle vittime e del costo sociale è nettamente più elevata della media e colloca l’Umbria tra le cinque regioni italiane con le migliori performance, dall’altro lato lo stato attuale della sicurezza stradale non va oltre la media.
Questa particolare situazione è determinata dal fatto che all’inizio del periodo, e cioè nel 2001, lo stato della sicurezza stradale dell’Umbria era particolarmente carente.
L’elevata velocità di miglioramento ha permesso di recuperare un ritardo “storico”, di allinearsi sulla media nazionale, ma non ha ancora consentito di raggiungere una posizione di eccellenza.
Inoltre l’incidentalità stradale umbra è caratterizzata da un rilevante problema strutturale: l’elevata quota di incidenti stradali mortali, tipica di territori con insediamenti diffusi, dove gli spostamenti quotidiani avvengono in ampia parte su strade extraurbane, con velocità nettamente superiori a quelle del traffico urbano. In queste condizioni gli incidenti determinano effetti sulle persone molto più gravi e una maggiore quota di morti”.
 

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter